Il Verdão riconquista la Libertadores con cinismo ed organizzazione

La Copa Libertadores torna nelle mani dei campioni uscenti del Palmeiras, la squadra che lo scorso anno aveva abbattuto il Santos con un calcio decisamente atipico rispetto alla tradizione brasiliana, portando in Sudamerica una nuova interpretazione tattica. Il modello del Verdão non è fatto di calcio arrembante e spettacolare, ma si basa sul pragmatismo e l’organizzazione, qualità che storicamente sono più associabili al vecchio continente. il 2-1 che ha steso il Flamengo è frutto di queste qualità, abbinate ad un pizzico di fortuna che non guasta mai.

Al Centenario di Montevideo è andata in scena una sfida di grande intensità, con la solita, meravigliosa cornice di tifosi che solo il Sudamerica è in grado di offrire. Il gioco lo conduce il Flamengo, che basa il suo calcio sulle sfavillanti individualità del reparto offensivo, associate ad un Fùtbol rapido e verticale. In vantaggio ci va il Palmeiras, grazie al solito, fulminante sinistro del gioiello Raphael Veiga. I rossoneri di Rio caricano a testa bassa alla ricerca del pareggio, sfiorandolo in diverse occasioni con Gabriel Barbosa e De Arrascaeta. Il pareggio arriva con Gabigol a 20 dalla fine, e la partita sembra prendere una piega favorevole ai ragazzi di Portaluppi.

Il Verdão prende il colpo ma non crolla, e mantiene alte le sue trincee, conservando il pareggio fino al momento decisivo, che arriva all’inizio dei tempi supplementari. Un clamoroso errore dei rossoneri in fase di disimpegno lancia a rete Deyverson, che, solo davanti ad Alves, non sbaglia. Quello del Palmeiras è un successo storico, figlio di un modo di pensare che viaggia fuori dai canoni calcistici di quella terra, e che inevitabilmente porterà il calcio brasiliano ad un’evoluzione.