In Europa come in patria: la spirale negativa del Manchester United

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Photo by OZAN KOSE/AFP via Getty Images

Quello che sembrava un turno favorevole si è trasformato nell’ennesima serata storta. La trasferta di Istanbul, contro un Basaksehir ancora a 0 punti nel gruppo H, poteva essere l’occasione per ipotecare la qualificazione agli ottavi di Champions League e concentrarsi esclusivamente sulla rimonta in campionato. Ma, come recita la legge di Murphy, se a questo Manchester United può andare male qualcosa, è certo che lo farà.

I grattacapi in Europa

Con la sconfitta in terra turca e la contemporanea vittoria del Lipsia sul PSG, la campagna europea diventa un grattacapo in più per i Red Devils. Che rischiano ora di vanificare quanto di ottimo fatto nei primi due turni, con la vittoria di Parigi e la manita rifilata al Lipsia. Al giro di boa, la classifica del girone H vede ora Manchester United e Lipsia appaiate a 6 punti, con PSG e Istanbul Basaksehir a 3. Un quadro non tragico, ma comunque da non sottovalutare. Non solo perché il Lipsia non è quello di Old Trafford, ma soprattutto perché il PSG non può permettersi un’eliminazione alla fase a gironi della competizione di cui è vicecampione in carica.

Non deve essere però la Champions League la prima preoccupazione di Solskjaer e dei suoi calciatori. Volti spenti di una squadra solo lontanissima parente di quella che si è guadagnata l’accesso a questa edizione del massimo torneo continentale con la grande rimonta messa in piedi in Premier League nel post-lockdown.

Le delusioni in patria

Quella squadra, di fatto, non c’è più. Sostituita da una capace di collezionare appena 7 punti in sei partite (con la prima giornata ancora da recuperare). Un bottino decisamente magro, frutto di un rendimento inferiore anche alla peggiore delle aspettative: due vittorie, un pareggio e tre sconfitte. Numeri da zona retrocessione, come certifica il 15° posto in classifica, a soli 4 punti dal West Bromwich, 18°. Ma c’è di più. Lungi dall’essere la squadra solida e continua del post-lockdown, il Manchester United è diventato un oggetto fragilissimo, specialmente in casa. Tra le mura fin qui poco amiche di Old Trafford, infatti, sono maturate tutte e tre le sconfitte incassate in campionato: l’1-3 contro il Crystal Palace, l’umiliante 1-6 contro il Tottenham e, infine, lo 0-1 dell’ultima giornata contro l’Arsenal.

È dunque fuori casa che il Manchester United, come liberato da chissà quale incantesimo, ha ottenuto gli unici due successi di questo avvio di Premier League: il 3-2 in casa del Brighton e il 4-1 sul campo del Newcastle. Un rendimento difficilmente spiegabile anche alla luce delle porte chiuse e dell’assenza di pubblico. Più semplicemente, forse, è spiegabile con il livello degli avversari. Insieme al Luton, infatti, il Brighton è stato uno dei due avversari di Carabao Cup, fino a questo momento la magra consolazione dei Red Devils, che, in trasferta, hanno agilmente superato entrambi per 3-0.

Numeri e singoli

Con un rendimento tanto ondivago, il Manchester United di Solskjaer è una squadra che sembra davvero in grado di vincere o perdere con chiunque, a seconda della serata in cui incappa. Una squadra capace di qualsiasi cosa, sia in positivo che in negativo. Emblematico, in tal senso, è il primo gol subito dal Basaksehir, dopo soli 12′, con tutti i Red Devils in avanti e Demba Ba lasciato libero di cavalcare verso la porta dell’esordiente Henderson. Scene da calcio dilettantistico più che da fase a gironi della Champions League, ma tant’è. In quell’azione c’è tutto il Manchester United di oggi. Una squadra che non ha difficoltà a segnare, ma subisce troppo ed è eccessivamente aggrappata ai singoli.

Dei 23 gol fatti finora, 7 portano la firma di Marcus Rashford e 4 (di cui 3 su rigore) di Bruno Fernandes. Trascinatori di un gruppo di cui è superfluo ricordare i tanti volti noti. Ma che, nella maggior parte dei casi, sembrano quasi dimenticare sé stessi e le loro capacità. Forse perché inquadrati in un contesto tattico che non valorizza davvero nessuno, o forse perché di contesto tattico, per questo Manchester United, non si può quasi parlare. Di certo non si può parlare di organizzazione difensiva, visti i 16 gol subiti tra campionato e Champions League. Prendendo in considerazione solo i 13 incassati in patria, poi, si nota addirittura come, tra le squadre che precedono i Red Devils in classifica, solo il Leeds ne abbia altrettanti al passivo e solo il Liverpool abbia fatto peggio, subendone 15.

Correggere la rotta

Insomma, il Manchester United di questo inizio di stagione è una fucina di problemi. Decisamente troppi in relazione al valore della squadra e dei singoli, tra i quali spiccano calciatori dal potenziale enorme, ma che sembrano essere sfruttati solo in parte. Che la colpa sia di chi va in campo o di chi siede in panchina, poco importa. Di certo, se qualcuno deve pagare, è più probabile che sia Solskjaer, un tecnico apparso spesso inadeguato. Forse, però, è ancora presto per prendere decisioni drastiche. Quel che è certo, in ogni caso, è che i Red Devils di oggi debbano decisamente correggere la rotta intrapresa finora se vogliono tornare a calcare i palcoscenici che la storia del club gli impone di calcare. O di non smettere di calcare.