Inghilterra, fronte comune contro il razzismo: possibile sospensione collettiva dei social

Inghilterra razzismo

Photo by Paul Greenwood/BPI/Shutterstock)

È un fenomeno che, malauguratamente, è sempre esistito ma in epoca social ha acuito la propria ridondanza. La forte presa di posizione di alcuni club, unitamente a personaggi di grande visibilità come Thierry Henry, hanno di fatto aperto una vera e propria giustificata guerra. Il nemico è sempre lui: il razzismo. Dopo la scelta dell’ex centravanti dell’Arsenal, hanno seguito l’esempio lo Swansea e il Brimingham, oltre ai Rangers Glasgow in Scozia. Non sono bastate queste prime iniziative e, adesso, sempre più club della Premier League sono pronti ad unire le forze per combattere questa piaga. I club dell’Inghilterra contro l’ignoranza che, ahinoi, non ha cittadinanza né bandiera.

L’ultimo episodio è toccato a Son, trequartista sudcoreano del Tottenham. Il giocatore è stato bersaglio di insulti discriminatori sui social, a seguito della rete annullata al Manchester United nel match proprio contro gli Spurs“Un’altra giornata e altri disgustosi abusi razzisti nei confronti dei nostri giocatori. Ci consulteremo con la Premier per valutare l’idea di prendere decisioni più forti per contrastare questo fenomeno”. Ha stigmatizzato così l’episodio il presidente del Tottenham Daniel Levy, poi vittima a sua volta di insulti antisemiti.

Sul fenomeno si è sposto anche un personaggio di grande influenza come José Mourinho. Lo Special One ha detto ad alta voce ciò che, nelle ultime settimane, era già nelle intenzioni della Federazione inglese, nonché dei ‘piani alti’ dello sport britannico.“Penso che sia arrivato il momento di alzare il tiro della risposta ai razzisti. La strada giusta è quella indicata da Swansea, Birmingham e Rangers: chiudere per qualche tempo i profili social dei club”. Anche il Manchester United ha denunciato episodi di discriminazione verso i proprio giocatori sui social, come accaduto a Rashford, Fred, Tuanzebe e Martial. A questo punto, data l’entità della piaga da combattere, potrebbe non mancare molto prima che tutti i club della Premier decidano all’unisono di sospendere i social e mandare un segnale forte di dispensatori di odio.