Inter, Gosens: “Infortunio periodo più difficile, l’Inter è una sfida”

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(Photo by Marco Luzzani, Onefootball.com)

L’esterno sinistro dell’Inter Robin Gosens ha rilascato un intervista esclusiva al sito Outpump, dove ha parlato di sè e del suo inizio d’avventura nella squadra nerazzurra. Di seguito le dichiarazione più importanti del giocatore.

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(Photo by Marco Luzzani, Onefootball.com)

Inter, Gosens: “Senza sfide difficili non cresci. All’Inter voglio dare più del 100%”

Ho iniziato ad interessarmi alla psicologia perché mi affascina capire come funziona la mente, non solo la mia. Il mondo del calcio mette in contatto persone dalla diverse culture. In uno spogliatoio puoi trovare giocatori provenienti da tutto il mondo, all’Inter ci saranno 7-8 nazioni diverse. Poi c’è anche una grande importanza nella comprensione individuale. Quando ci stai con la testa, allora le prestazioni saranno migliori. Quando invece sei preoccupato, giocherai peggio. Cerco di capire da cosa dipende lo stare bene in campo e lo stare male“.

Non sono cresciuto in nessuna giovanile, per me è sempre esistita solo la squadra. Il singolo non aveva senso. Fino a circa 18 anni ho giocato solo con degli amici, in un contesto in cui quello che conta di più è divertirsi. Non ho mai pensato che il calcio fosse qualcosa di personale e di individuale, e tuttora la vedo così. Anche quando devo fare fisioterapia o allenamenti personalizzati, so che è un lavoro per me ma soprattutto per aiutare la squadra“.

Devo dire in tutta onestà che il periodo dell’infortunio è stato il più difficile della mia carriera. Non giocare per più di quattro mesi e non fare quello che amo e il mio lavoro, è stata una sfida. Il primo periodo non è stato pessimo, perché dopo tre giorni sono diventato papà, quindi l’ho visto come un momento per staccare.

Ho capito col tempo che gli infortuni fanno parte del gioco e fanno parte di questo lavoro. Mi sono preparato a questa eventualità negativa, così qualora fosse successo sarei stato più pronto ad accettarlo. Purtroppo la ricaduta è stata davvero il momento più brutto. Avevo recuperato dopo due mesi, ero vicino a tornare a giocare ma poi ho avuto ancora giorni difficili. Diventa complicato quando sei vicino a un qualcosa di bello e poi ti sfugge via. Col supporto del mental training ho provato a farmi forza e per fortuna ora è tutto passato“.

Solo le sfide difficili ti spingono a migliorare. Se tu ti adagi solo sulle cose facili, non cresci nè come calciatore e neanche come persona. Sono grato di avere un impostazione mentale che mi permette di misurarmi con dei campioni e a scegliere la strada più complicata, solo così cresci. Queste opportunità non vengono fuori sempre in una carriera, accettare l’Inter dopo un periodo difficile per me è stato sicuramente interessante. Sapevo che sarei dovuto stare fuori ancora per un po’ e sapevo che nel mio ruolo c’era Perisic che è fortissimo, ma se sai che giochi sempre e hai il posto assicurato, per me non ti aiuti. Non devo dare il 100% per meritarmi il posto, ma di più“.

La cosa più importante è essere liberi. Ho giocato a calcio perché mi piaceva e perché non avevo pressioni. Forse chi inizia fin da giovane un percorso professionistico vive subito di maggiori pressioni. Sono stato fortunato perché ho avuto un percorso unico e che devo godermi il momento. Probabilmente sono arrivato tardi al livello professionistico, quando giocavo al Vitesse ero tatticamente il peggiore della squadra. Ho lavorato tanto sull’aspetto tecnico-tattico, ma sono contento del mio percorso“.