Juve-Napoli, le ragioni dello scontro

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Per garantire la regolarità e la sicurezza dello svolgimento della Serie A, servono regole certe. Di cui la Lega Calcio, in effetti, si è dotata già da qualche mese. Quando l’emergenza sanitaria teneva in scacco l’Europa intera, e tornare a giocare sembrava impossibile, oltre che moralmente fuori luogo. Il Paese viveva sospeso, chiuso in casa, e i grandi del calcio pensavano a come tornare in campo. Per tanti, una vera e propria follia. Ma a questi livelli, il pallone è prima di tutto economia, e e ripartire era una necessità. La stessa di qualsiasi filiera produttiva, dall’ortofrutta al metalmeccanico.

La componente umana ed empatica, allora, passa in secondo piano: lo spettacolo può riprendere, in Italia ed in tutto il Vecchio Continente. Si sono assegnati scudetti e coppe, tornando a parlare di calcio giocato, e non più dell’opportunità o meno di tornare a giocare. I protocolli adottati in Serie A – così come quelli della Liga, della Premier e della Bundesliga – nel pieno rispetto delle direttive Uefa, sembrano funzionare. Almeno fino al patatrac della scorsa settimana. Il Genoa, dopo la debacle in casa del Napoli (0-6), scopre di avere in squadra ben più di due positivi (Perin e Schione), ma un’intera squadra affetta da Covid.

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Il bilancio, tampone dopo tampone, si aggrava, fino ai 17 positivi di ieri. Nel frattempo, scatta l’allarme in casa Napoli, e la Lega torna a interrogarsi sull’efficacia del regolamento. La norma Uefa dice che con 13 giocatori disponibili in rosa si scende in campo. Un’assurdità, a cui le squadre della Serie A rimediano ponendo il limite dei 10 casi di positività: oltre, si può chiedere il rinvio. Salta Genoa-Torino della terza giornata, e nel frattempo arrivano i risultati dei primi tamponi dei partenopei. Emergono le positività prima di Zielinksi, poi di Elmas. La sensazione, però, è che il bilancio sia destinato a salire con il trascorrere dei giorni.

Intanto, il big match dello Stadium si avvicina: si dovrebbe giocare stasera, ma il Napoli non è ancora a Torino. A fermarlo, la Asl cittadina, che ha imposto l’isolamento fiduciario alla squadra. Attenzione però, il nodo, almeno formalmente, sta tutto qui. L’isolamento non è la stessa cosa della quarantena, ed il protocollo della Lega Calcio, in accordo con il CTS, permette ai giocatori professionisti negativi al tampone di allenarsi e giocare. Lo stesso isolamento fiduciario, del resto, vale per la Juventus, dopo che due membri dello staff sono stati trovati positivi al Covid. Per intenderci: il Milan è in isolamento fiduciario da dieci giorni, e questo non ha impedito ai rossoneri di volare in Portogallo.

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Ma c’è di più: i giocatori del Napoli, al momento, non sono neanche in isolamento fiduciario, tanto che Milik ha preso un aereo ed è volato in Polonia per raggiungere il ritiro della propria Nazionale. Nelle scorse settimane, inoltre, di casi di positività, che non hanno fermato il calendari, ce ne sono stati molti. E allora? Per la Juventus si gioca, i bianconeri lo hanno comunicato ufficialmente, per la Lega Calcio anche. Difficile, ad ora, che il Napoli (che rischia lo 0-3 a tavolino) si presenti allo Stadium, ma parlare di caos non è mai stato tanto azzeccato. Anche perché, è proprio una nota della Lega Calcio della scorsa settimana a prevedere che le disposizioni delle autorità locali abbiano la meglio sul protocollo Federcalcio. Le stesse disposizioni che, però, non hanno fermato Milik.

Sarà una giornata lunghissima, i nodi sono tanti, l’eccezionalità della situazione è evidente, ma la battaglia non finirà stasera, comunque finisca, in campo e fuori. Il pericolo che la situazione, a livello sanitario, sfugga di mano, è dietro l’angolo. Le regole, che finora si sono dimostrate efficaci, non possono molto di fronte all’eccezionalità ed all’imponderabile. E allora, ci vuole calma e buonsenso, per evitare di prendere decisioni dettate dal momento e dall’opportunità. Tenendo sempre ben presente le priorità: la salute, comunque la si pensi, è più importante dello spettacolo. Il rischio, è quello di creare un precedente che possa precipitare nel caos tutta la Serie A. Finora, le regole si sono dimostrate efficaci, tenendo sempre conto che la situazione è comunque eccezionale, a prescindere dal focolaio del Genoa e dalle, legittime, paure del Napoli.