Juventus, Nedved lo ha dimostrato: in società ci sono due correnti
Una partita nella partita. Ieri sera, Pavel Nedved, pur non indossando gli scarpini e la maglia a strisce bianconere, si è reso protagonista di Cagliari-Juventus. Dalle telecamere delle televisioni, agli spalti dell’Unipol Domus, la Furia Ceca ha dimostrato come ai vertici del club bianconero esistano ancora due correnti.
Juventus, la serata di Nedved
La serata da protagonista di Nedved comincia presto, almeno mezz’ora prima del fischio d’inizio del match. Una risata, amara, alle telecamere di Sky Sport: si sta parlando di Kulusevski, del gol e dell’assist collezionati nell’ultima gara con la maglia degli Spurs, contro l’Aston Villa. Se dovessimo provare ad interpretare, quel mezzo sorriso, ci tireremmo fuori la consapevolezza di aver avuto in rosa un calciatore di talento che, però, a Torino non è stato valorizzato.
Ma andiamo avanti, perché qualche minuto più tardi Nedved torna Furia Ceca e con la stessa veemenza con la quale scendeva in campo, tira frecciate nei confronti di Allegri: “Non so quali complimenti ha sentito il mister, nessuno mi ha mai fatto i complimenti dopo aver perso. Quello che conta è la vittoria, soprattutto in Italia. Al mister piace essere pratico e concreto, il rammarico può esserci, la Juve ha il DNA della vittoria, stiamo cercando di ottenere questo”. Anche qui proviamo ad azzardare un’interpretazione: ad Allegri piace essere concreto, portare a casa il risultato, a costo anche di sacrificare l’estetica e la prestazione. Bene, allora il risultato arrivi, perché fin qui la stagione non è stata certo esaltante.
Per finire, la stizza sugli spalti dell’impianto cagliaritano. Per Sky, il vicepresidente della Juventus reagisce male – visibilmente contrariato -, al cambio di Paulo Dybala. Per il club bianconero, le immagini dalla tribuna si riferirebbero ad un altro momento del match. Ad esser maliziosi, verrebbe da sottolineare lo sforzo della Juve nello smentire e ammortizzare la situazione.
Insomma, quella di Nedved è stata una partita nella partita, per alcuni versi ancora più interessante di quanto successo nel rettangolo verde. Piccoli gesti e parole che sembrano far emergere, nuovamente, le due correnti di pensiero interne alla dirigenza. Fu proprio il vicepresidente, insieme a Fabio Paratici, a spingere per il cambio alla guida tecnica nel 2019, per poi virare verso Maurizio Sarri. Dall’altra parte il presidente, Andrea Agnelli, che, invece, ha voluto fortemente il ritorno del tecnico livornese. Sia chiaro, nessun ribaltone in vista, ma il calcio è anche politica e la politica si gioca sulle parole, sui gesti, sui simboli e quella di ieri, in questo senso, è stata una serata particolarmente ricca.