La Premier League studia una norma contro la SuperLeague

Premier League e tifosi

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Le scorie della SuperLeague

Le scorie della minaccia di una SuperLeague, che avrebbe, di fatto, impoverito i campionati nazionali, sono ancora da smaltire. Specie in Inghilterra, dove la reazione del tifo è stata più dura e compatta, chiudendo, almeno per ora, ogni spiraglio alla nascita del progetto di Perez e Andrea Agnelli. Anzi, la sola possibilità non ha fatto che riportare alla luce vecchie ruggini tra tifosi e proprietà, come successo a Londra, sponda Arsenal, e a Manchester, sponda United. Due club, non a caso, guidati da holding americane. Sul Tamigi nell’occhio del ciclone è finito Joe Kroenke, ad Old Trafford si è invece consumata l’ennesima clamorosa protesta contro i Glazers.

Un passo avanti verso i tifosi

Una situazione che ha spinto il Chelsea, come annunciato ieri, a portare tre “supporter advisor” nel Consiglio di Amministrazione. Che non faranno effettivamente parte del consiglio di amministrazione, e quindi non avranno diritto di voto e non parteciperanno a decisioni relative a giocatori, staff e Academy. Ma è comunque un segnale, importante, di apertura e partecipazione dei processi decisionali all’interno dei grandi club. Del resto, i tifosi sono e saranno sempre una parte fondamentale nella vita delle società, e non è una novità che i rappresentanti della tifoserie incontrino i vertici del club. Chissà che non possa diventare la norma anche in Italia, dove il confronto è solitamente molto meno civile, e si consuma tra le frange più oltranziste delle curve e giocatori e dirigenti.

Le barricate della Premier League

Intanto, tornando ai vertici del calcio inglese, come scrive Marco Bellinazzo su “Il Sole 24 Ore”, “la Premier League si muove per l’approvazione di nuove norme che possano scongiurare la creazione di una Superlega europea. Per i club inglesi, i primi ad abbandonare ufficialmente il progetto, si prospettano nuovi paletti fissati dalla lega per evitare possibili fuoriuscite. Intanto, il calcio inglese e i tifosi continuano a reagire alla mossa delle sei società coinvolte nel progetto, per quanto siano state le prime a compiere un passo indietro”.

Sono state proprio le proteste di Manchester a portare all’annuncio della Permier League: “Gli eventi delle ultime due settimane – si legge nella nota – hanno messo in discussione le basi e la determinazione del calcio inglese. La Premier League ha preparato una serie di misure per sancire i principi fondamentali del gioco professionistico: una piramide aperta, la progressione attraverso il merito sportivo e i più alti standard di integrità sportiva. Queste misure sono state progettate per fermare la minaccia di leghe separatiste in futuro”. Si parla di “regole e regolamenti aggiuntivi per garantire la protezione dei principi della Premier League e della competizione aperta, una nuova carta dei proprietari che tutti i proprietari dovranno sottoscrivere impegnandosi a rispettare i principi fondamentali della Permier League, sanzioni significative per le violazioni di queste regole e della carta”.

Il ruolo di Boris Johnson

La palla, scrive ancora Marco Bellinazzo, “passerà poi a Boris Johnson, che ha già avuto un ruolo di rilievo nel dietrofront dei sei club inglesi fondatori della Superlega (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham). “Stiamo chiedendo – prosegue la nota – il sostegno del governo per introdurre una legislazione appropriata per proteggere la piramide aperta del calcio, i principi del merito sportivo e l’integrità della comunità calcistica”. La Premier League ha inoltre annunciato la propria volontà di lavorare ad un tavolo con “i gruppi di tifosi, il governo, la Uefa, la Fa, la English Football League, la Professional Footballers’ Association e la League Managers Association per difendere l’integrità e le prospettive future del calcio inglese”.