Maurizio Zamparini, il patron fuoco e fiamme che riempì la Serie A di talenti

Zamparini

(Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

A poco più di una settimana dalla perdita di Gianni Di Marzio, il mondo del pallone, saluta un’altra personalità unica ed inimitabile del calcio italiano. A 80 anni, infatti, si è spento lo storico ex patron e presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Una figura emblematica del nostro campionato, sempre in grado di dividere e creare dibattito. Un uomo focoso dal carattere duro, tipico dei leader e di chi segue obiettivi ambiziosi. Non tutti lo ricorderanno allo stesso modo ma, ciò che conta, è che nessuno potrà mai dimenticare la firma unica e ineguagliabile che ha lasciato sul calcio del Bel Paese per circa 20 anni.


Maurizio Zamparini, dai centri commerciali ai campioni

Maurizio Zamparini nasce a Bagnaria Arsa il 9 giugno 1941, in Friuli. Il primo, e probabilmente più importante, settore d’affari in cui emerge la figura di Maurizio Zamparini è legato ai centri commerciali. Sebbene la sua carriera imprenditoriale sia iniziata ad appena 21 anni – dopo gli studi al collegio Renati di Udine, a Palmanova, e una breve carriera da calciatore terminata a 20 anni – è nel 1972 che decolla con il celebre Mercatone Zeta, noto come MZ, le stesse iniziali del suo nome. In 30 anni di gestione, vengono aperti svariati centri commerciali e, la catena MZ, viene venduta nel 2001 a Conforama per 1000 miliardi di lire. Restò comunque attivo in quel settore fino al 2012, quando lavorò a progetti come lo Zampacenter, successivamente Conca d’Oro.

Il suo primo approccio con il mondo del calcio avviene tra il 1986 e il 1987, quando diventa proprietario del Pordenone, allora in Serie C2. Cederà il club per diventare plenipotenziario del Venezia, di cui era già sponsor in precedenza. Nell’87 il Venezia viene fuso col Mestre e, in appena 4 anni, sale dalla C2 alla Serie B. Bisognerà attendere fino  al 1998 per l’approdo nella massima serie, con Novellino come tecnico e un gioiellino cileno in rosa, vale a dire Alvaro Recoba. Nell’organico di quel Venezia, tra i dirigenti, c’era anche un certo Giuseppe Marotta, appena 29enne.

Nel 2002 diventa proprietario del Palermo, la città che più lo ha affermato come imprenditore calcistico. Il Palermo, nel 2004, torna in Serie A dopo 31 anni di attesa. Nel 2005, 2006 e 2007, accede all’ex Coppa Uefa, oggi Europa League. Da Palermo passano campioni indiscussi del calibro di Luca Toni, Paulo Dybala, Edison Cavani, così come eroi del quarto mondiale dell’Italia come Cristian Zaccardo, Fabio Grosso, Andrea Barzagli e Simone Barone. Degni di menzione anche talenti come Ilicic, Pastore, Simplicio, Belotti e Sirigu, così come altri giocatori che hanno lasciato ricordi importanti come Amauri e Fabrizio Miccoli, vera e proprio bandiera del Palermo. La sua avventura calcistica in Sicilia si conclude in modo burrascoso con la cessione nel 2018, tra il crollo dell club, le contestazioni dei tifosi e gli arresti domiciliari nel 2019, con l’accusa di falso in bilancio e autoriciclaggio nell’ambito di un’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione e nei bilanci del Palermo.

Di lui, in ambio calcistico, si ricordano i ben 66 allenatori esonerati. Nessuno lo ha eguagliato. Si ricorderanno le sue esternazioni al vetriolo, le sue opinioni aspre e mai volte al consenso popolare. Maurizio Zamparini era così, con poche parole ma tante immagini e spunti di ciò che era la sua figura di presidente calcistico. Semplicemente Maurizio Zamparini.