Milan: Ibrahimovic è ancora il re, ma senza nessun erede

(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Il Milan trova a Firenze la prima sconfitta stagionale in Serie A, contro una Viola coriacea e meravigliosamente coesa. La squadra di Italiano si conferma ancora una volta una brutta gatta da pelare per chiunque, nonostante le tante indisponibilità nel reparto difensivo. Per il Milan una battuta d’arresto dal sapore autolesionistico, condizionata fortemente dagli errori individuali, ma che deve servire da lezione per il futuro. La figura di Zlatan Ibrahimovic si erge a faro risolutore della squadra per l’ennesima volta, palesando con forza l’assenza di un erede che possa raccogliere il suo testimone.

 

IBRA, UN RE SENZA EREDI

Ciò che il match di ieri ha mostrato in maniera netta è una proiezione del vuoto che creerebbe l’assenza di Ibrahimovic nella rosa del Milan. I ragazzi di Pioli hanno spesso dimostrato di cavarsela anche senza il gigante di Malmo, mostrando tuttavia un peso offensivo decisamente ridimensionato e, in alcune occasioni, una sofferenza eccessiva sia dal punto di vista tattico che mentale.

Il Milan con Ibra è un’altra squadra. Lo svedese infatti garantisce non solo la profondità giusta ai trequartisti, ma riesce anche a fungere da perfetto costruttore di gioco avanzato, attraverso imbucate, sponde ed una straordinaria gestione del pallone. In zona gol la sua presenza è opprimente, ed il timore generato nelle difese avversarie risulta ancora oggi un’arma potentissima.

Nel 4-2-3-1 di Pioli, Zlatan è una boa di gioco totale, un cardine della manovra ed un definitore di gioco assoluto, come dimostrato anche dalla doppietta di ieri sera. In caso di assenza dello svedese il Milan tende ad adattarsi di più all’avversario, cercando maggiormente gli esterni e le soluzioni individuali, mantenendo le linee compatte e sfruttando ancor di più  le abilità in 1v1 di calciatori come Leao e Theo.

 

PROBLEMI E SOLUZIONI

La dirigenza rossonera ha provato a tamponare le tante, fisiologiche assenze di Ibra con l’acquisto di Olivier Giroud, un centravanti di grande esperienza internazionale, abituato ai palcoscenici più prestigiosi. Tuttavia il francese presenta della caratteristiche diverse rispetto a Zlatan, e non suscita lo stesso tipo di fiducia nei compagni. L’impatto di Ibrahimovic sulla squadra si estende anche e soprattutto dal punto di vista mentale, data la sua straripante leadership, una qualità che di fatto è la vera, grande fautrice della crescita del gruppo.

L’ex Chelsea è bravo ad appoggiarsi ed a fare manovra, ma non è in grado di gestire la palla e rifinire come il re svedese. Inoltre Ibra è un calciatore in grado di trovare il guizzo risolutore in qualsiasi momento, in virtù della sua grande supremazia tecnica, mentre il francese ha più bisogno di ricevere rifornimenti dai compagni. Pioli ha tentato spesso la carta Rebic come centravanti, data la sua capacità d’adattamento, ma la soluzione, sebbene abbia dato qualche buon frutto, è ancora troppo acerba per poter essere considerata solida.

Al Milan occorre un erede che possa raccogliere lo scettro di Zlatan, e che possa dare un futuro radioso all’attacco rossonero. Una soluzione potrebbe essere proprio quel giovane serbo che ieri sera ha abbattuto il Diavolo con una doppietta, quel Dusan Vlahovic che vede in Ibra il suo ispiratore ed il suo riferimento, e chissà se il re non abbia trovato un principe alla quale consegnare la sua corona.