Milan, Pioli: “Il Trap, Ibra ed ecco cosa serve al calcio”

In occasione della 4° edizione del Festival dello Sport in scena dal 7 al 10 ottobre a Trento, l’allenatore del Milan Stefano Pioli ha concesso una lunga intervista in favore della Gazzetta dello Sport. Il tecnico rossonero ha affrontato molte tematiche, svariando su vari argomenti ed esprimendosi su colleghi, calciatori e rilasciando opinioni personali sul calcio italiano. In seguito riportiamo le testuali parole del mister:

Pioli su Trapattoni, suo primo allenatore: “È stato molto importante per me. Sono arrivato la Juventus da giovanissimo e ho frequentato un ambiente e uno spogliatoio con grandi persone. Mi ha trasmesso tanta passione. Pur avendo già vinto tutto, tutti i giorni si fermava con i giovani per migliorarci. Dimostrava una voglia e una passione contagiosa”.

Su altri colleghi importanti: “Ho avuto tantissimi allenatori bravi. Trapattoni, Bagnoli e Claudio Ranieri”.

Sul rapporto con i giocatori: “Bisogna essere diretti e chiari, sia negli aspetti positivi che in quelli negativi. Bisogna stabilire degli obiettivi già in partenza. Ci vuole tempo per costruire certi rapporti, con qualcuno trovi un’empatia istantanea. Io sono un po’ diffidente. Litigo tutti i giorni con il gruppo, è normale avere delle discussioni. Esistono dei momenti di tensione, avendo a che fare con un gruppo numeroso”.

Sulla vicenda Eriksen: “È una situazione che ha colpito tutti. Mi sentivo anche io in parte in causa per Simon. Per fortuna è finita bene”.

Il mister su Ranieri: “L’ho avuto nel ’93 e avevo 28 anni. Con lui ho iniziato a farmi delle domande sulle situazioni di gioco. Quando mi allenava mi ripeteva spesso che avrei fatto l’allenatore a fine carriera. È stata una persona che mi ha trasmesso certi valori e certe idee”.

Sul Milan: “La sconfitta di Bergamo è stata molto pesante, ma credo che ci abbia insegnato tantissime cose. Siamo ripartiti con più convinzione e più forza. Da lì è nato il nostro Milan. Dalle situazioni negative si possono trovare delle esperienze negative. Speriamo che l’ultima giornata dello scorso anno non sia il punto più alto di questa squadra”.

Sul momento del Milan in Champions: “Dobbiamo crederci. Le prime due partite sono stati risultati negative, ma prestazioni che ci hanno dato fiducia. La classifica in questo momento è negativa ma quattro partite sono tante”.

Un aggettivo per la squadra: “Entusiasmante. È un gruppo che mi piace: sono responsabili e condividono le tipologie di lavoro. Un allenatore ha la percezione della propria squadra e ai miei giocatori piace il nostro modo di giocare. Ogni mattina mi alzo sempre con positività e credo nel lavoro e nel miglioramento. Ma bisogna confrontarsi con la realtà. Però ho sempre creduto nei miei giocatori. Milanello è un ambiente dove si lavoro benissimo”.

Pioli e il feeling con il club: “Già dalla prima riunione c’è stata sintonia. Poi il rapporto va costruito ed oggi mi sento completamente a mio agio, soprattutto con il progetto che è stato intrapreso partendo dai giovani”.

Sul lockdown: “Non è facile spiegare cosa sia successo. Già da gennaio in poi si era capito il valore della squadra. Siamo stati un paio di settimane dove non abbiamo parlato con la squadra. Quando abbiamo ripreso gli allenamenti ‘a distanza’ abbiamo iniziato a lavorare insieme e a confrontarci. Lì ho sentito qualcosa. Sono cose difficili da spiegare, ma il merito va ai giocatori”.

Sulla linea verde: “Ora è un progetto che sta dando risultati. Bisogna trovare i talenti e bisogna essere bravi nel farlo. Quando investi sui giovani è normale che serva tempo. Il club ha fatto una scelta ben ponderata”.

Il tecnico su Sandro Tonali: “È cresciuto. Le qualità le ha sempre avute ed in continua crescita. Sarà un giocatore importante per il Milan e migliorerà tanto”.

Su cosa serve al nuovo calcio: “Servono strutture nuove. In Europa gli stadi sono molto più moderni e sono abituati ad accogliere un pubblico giovane. Si potrebbe partire da quello per migliorare. Spero di essere l’allenatore del Milan con il nuovo stadio”.

Su come i giovani vedono Pioli: “Spero che non mi vedano troppo vecchio (sorride, ndr). Il rapporto è allenatore-giocatore, ma i giovani sanno che hanno bisogno di consigli e di indicazioni. Qualche ragazzo ogni tanto mi manifesta situazioni personali, ed è un segnale di confidenza. Hanno bisogno di essere trattati come giovani: dai consigli dopo una discussione con la famiglia alla litigata con la fidanzata”.

Pioli su Zlatan Ibrahimovic: “Zlatan è una persona intelligente e simpatica. Al primo colloquio mi disse ‘Mister, non dare retta a quelli che dicono che non sono pronto. Io sono qui per fare giocatore e tu l’allenatore’. E io sto cercando di fare l’allenatore. Nello spogliatoio sa come comportarsi. A Sanremo? Non l’ho visto, avevo altro da fare (ride, ndr). Io continuo a dirgli di pensare di fare il calciatore. Qualunque cosa farà nel futuro, farà carriera. È di un livello impressionante. In campo vede il gioco prima degli altri, Zlatan non sbaglia mai la scelta”.

Sulla crescita professionale: “La mia crescita va di pari passo con la struttura dello staff che ho. Ho dei collaboratori molto giovani, che a livello tecnologico mi sono avanti anni luce. Bisogna interpretare dati e statistiche, ma è l’occhio che deve fare la differenza. Il mio obiettivo è quello di migliorare e sfruttare le caratteristiche dei singoli. Bisogna metterli in condizioni. Concetto, qualità e sacrificio sono le caratteristiche che fanno la differenza”.

Su come la squadra vede Ibra: “Credo che Zlatan abbia dimostrato tanta intelligenza. Sapeva il momento che stava attraversando la squadra e nelle prime settimane ha osservato i suoi compagni. Oggi i giocatori lo vedono come un leader totale, ma sanno che possono trovare una persona altruista, pronta ad aiutare”.

Pioli su Astori: “Mi ha segnato la vita. Chi mi conosce, sa che sentimenti ho verso di lui. Era il capitano con la c maiuscola. Davide ce l’ho. Al funerale c’era tutta Firenze e le delegazioni di tutte le squadre. Era una persona con grandi valori”.

Sul basket: “Sono molto attento alla comunicazione degli allenatori di pallacanestro. In Italia abbiamo allenatori di grandissimo livello. Si può rubare qualche situazione e dinamica di gioco? Sì, ma sono due sport diversi”.

Sui compagni di avventure al Milan: “Sicuramente Matteo Osti e Giacomo Murelli. Mi danno una grandissima mano, sono soddisfatto di loro”.

Su Daniel Maldini: “Ha qualità e talento. È all’inizio del suo percorso. Ha un nome pesante. Il Milan ha una grande storia, per esempio ogni volta a Milanello passo davanti alla statua di Rocco e penso che guardi ogni mio allenamento. I giocatori sono stimolati dall’ambiente”.

Sui tifosi: “Sono molto vicini e sono passionali. È una tifoseria che nei momenti di difficoltà abbiamo sempre sentito con noi. Quando l’anno scorso dicevano che il Milan era forte senza tifosi, si sbagliavano. Bisognava mettere sul piatto tutte le difficoltà che esistono senza i tifosi allo stadio. Ora siamo più preparati a sostenere le pressioni, ma siamo più forti perché abbiamo un’energia superiore”.

Sulla partita che lo ha fatto arrabbiare: “Con l’Atletico, un po’ per nostre ingenuità, un po’ per situazioni esterne. L’arbitro non è stato il migliore in campo (sorride, ndr)”.

Sulla parte più difficile dell’allenatore: “Non con tutti funziona alla stessa maniera. Bisogna entrare nell’animo dei calciatori. È uno dei miei obiettivi principali, i calciatori devono credere in te e condividere certe idee. Spendo molte energie per creare sintonie in gruppo”.

Sul campionato: “Abbiamo iniziato bene. Siamo una squadra forte, ma la competizione sarà difficile e molto equilibrata. Ce la giocheremo fino alla fine”.