Nazionali

Mondiali, Wenger: “Evoluzione necessaria, la Superlega non centra nulla”

Arsene Wenger, oggi responsabile dello sviluppodel calcio per la FIFA, intervistato dal Corriere della Sera, ha approfondito il progetto dei Mondiali da disputare ogni due anni: “Non credo sia una rivoluzione la mia, piuttosto un’evoluzione, che è necessaria. Il mio obiettivo è rendere migliore il calcio internazionale: più chiaro, più semplice, più significativo, con una riduzione delle qualificazioni e una maggiore attenzione alle grandi competizioni finali. Allo stesso tempo, voglio mantenere l’equilibrio attuale: circa l’80% della stagione per le competizioni per club e il 20% per le competizioni delle Nazionali. Non c’è davvero nulla di rivoluzionario in questo: è semplicemente un modo più moderno di organizzare il calcio. La mia proposta è di raggruppare le qualificazioni in una o due finestre internazionali, invece delle cinque attuali. In questo modo ci sarebbero meno interruzioni e i giocatori rimarrebbero al loro club per quasi tutta la stagione. Come manager di club avrei firmato immediatamente per questa proposta“.

Sui dubbi dell’andare a modificare la tradizione: “La tradizione non dovrebbe significare rimanere immobili, ma piuttosto concentrarsi sull’essenza del gioco. L’attuale sistema, con il Mondiale quadriennale è stato stabilito quasi 100 anni fa. Aveva senso allora, soprattutto a causa dei viaggi, ma i tempi sono cambiati. Il Mondiale 2026 sarà a 48 squadre. Con più nazionali nella fase finale non ha più senso avere lunghe qualificazioni distribuite nell’arco di due anni. La coppa del mondo biennale sarà ancora la coppa del Mondo: le migliori squadre nazionali che si sfidano in una competizione a eliminazione diretta. Sarà sempre l’apice della carriera di un giocatore e la più grande fonte di passione per i tifosi. Questa tradizione ci sarebbe ancora. E in realtà voglio darle più spazio

Sulle differenze con il progetto Superlega: “C’è una differenza fondamentale: il mio obiettivo non è quello di creare un negozio chiuso ed esclusivo, ma di rendere il calcio più inclusivo, dando più opportunità a tutti i Paesi di tutte le regioni di competere ai massimi livelli. Delle 211 associazioni della Fifa, 133 non hanno mai partecipato a un Mondiale. Se l’organizzassimo in modo più regolare, avrebbero più possibilità di partecipare. Ho letto proposte di riforma per la Serie A: alcune idee assomigliano alle mie. Quindi non sono l’unico che sta riflettendo sull’argomento

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Published by
Marco Amato