Napoli, Osimhen: “Ammiro Drogba, vorrei vincere con il Napoli”

(Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

L’attaccante del Napoli, Victor Osimhen, si è raccontato in una lunga intervista presente oggi su La Repubblica. Il nigeriano inizia il suo racconto dal recente infortunio patito contro l’Inter a San Siro.

Ho sentito che la mia faccia era esplosa, non avevo più sensibilità e ho fatto fatica anche  a dormire. La voglia di trascinare e giocare mi ha permesso un recupero rapido, non sono un tipo che fa calcoli e che si piange addosso. Se perdo mi arrabbio“.

Profondo il suo legame con la famiglia, della quale racconta brevemente la storia.

Ho perso subito mia madre, ho tre sorelle e altrettanti fratelli. Da Osun, dove sono nato, ci siamo spostati nella Capitale, a Lagos perché mio padre non trovava lavoro. Mia sorella vendeva le arance, mio fratello i giornali, io pulivo grondaie e tagliavo l’erba. Mio fratello più grande ha smesso di studiare per mantenere me con la scuola calcio. Gli devo tutto“.

Osimhen parla della sua aspirazione e dei suoi esordi in Europa.

Ammiro molto Drogba, non solo come calciatore. Lui è un trascinatore dentro e fuori dal campo. Il problema principale dal mio arrivo in Europa è stato il freddo. Con il Wolfsburg giocavo in campi ghiacciati e non riuscivo a rendere, Mario Gomez è stato fondamentale con i suoi consigli. Mi hanno fermato prima il problema alla spalla e poi la malaria, ma sono stato selezionato dallo Charleroi e poi dal Lille. Non mi sono mai arreso perché lo sentivo come un obbligo verso la mia famiglia“.

Napoli, Osimhen: “Immobile è il mio attaccante italiano preferito”.

Lo ammiro, sbuca sempre dentro le difese, sempre al momento giusto e con il pallone tra i piedi. Fa sembrare tutto facile, soprattutto segnare. Romero è il difensore più ostico che ho trovato in Italia, abile nell’anticipo e più veloce di me. Anche Koulibaly in allenamento non mi fa mai segnare. Ho tifato per lui in Coppa d’Africa quando è stata eliminata la Nigeria“.

Osimhen parla, poi,  della scelta del suo compagno, Lorenzo Insigne in merito all’addio dal club e del desiderio di vincere con il Napoli.

Lui è un uomo con una famiglia alle spalle, avrà valutato bene quello che è meglio per lui. Sono in una situazione diversa dalla sua e non sono il tipo che si mette nei panni degli altri. Mi piacerebbe vincere con il Napoli e condividere un viaggio, ma per lo scudetto non basta un giocatore individuale. Per la città intera sarebbe strepitoso. In Serie A ogni domenica trovi una squadra che può batterti.

Mi criticano perché me la prendo sempre e non lascio correre niente, ma il calcio rappresenta il 97 % della mia vita. Sui social esagero, qualche volta, perché ho bisogno di leggerezza, ho 23 anni e ho il diritto di non essere profondo“.

In chiusura un commento sul problema legato al razzismo, tutt’ora presente negli stadi italiani.

Gli insulti li sento sempre. I primi ad uscire dal campo dovrebbero essere i ragazzi bianchi, perché sono consapevoli dell’ingiustizia. Per fortuna negli stadi ci sono anche quelli che ti applaudono e a loro dico grazie perché non lasciano comandare l’indifferenza“.