Nati oggi: Massimiliano Allegri, l’Anti-teorico

Una carriera da giocatore dove, secondo il suo mentore Giovanni Galeone, ha raccolto meno di quanto meritasse. Una carriera da allenatore tra le più vincenti del calcio italiano. Massimiliano Allegri nasce a Livorno l’11 agosto 1967, da una famiglia operaia del quartiere popolare di Coteto. Mezzala di inserimento e poi trequartista di corsa ma di grande fantasia, Acciuga (soprannome datogli dal suo allenatore al Livorno, Rossano Giampaglia) tocca l’apice della sua vita da calciatore tra il Pescara e il Perugia in Serie A, sempre sotto la guida di Galeone. Chiude in C2 a 35 anni, all’Aglianese, dove l’anno seguente inizia la sua carriera da allenatore, ben più ricca di trionfi sportivi.

Il suo primo grande risultato è alla guida del Sassuolo, nell’anata 2007-2008. Vince il campionato di C1 e dà l’avvio alla scalata dei neroverdi che li porterà in A. Da qui, la chiamata al Cagliari di Cellino, di cui era stato giocatore. Allegri si impone all’attenzione del grande pubblico e degli addetti ai lavori, con una prima stagione chiusa al nono posto sulla panchina dei sardi. Dopo un’altra stagione chiusa con l’esonero a cinque gare dal termine (e i rossoblù al 16esimo posto), Allegri diventa il nuovo allenatore del Milan. Scelto per sostituire Leonardo (destinato poi alla panchina dell’Inter, per sostituire Rafa Benitez), Allegri nell’anno successivo al triplete nerazzurro compie l’impresa di portare il Diavolo alla vittoria dello scudetto, che mancava da 7 anni ed è tutt’ora l’ultimo vinto dal Milan.

Allegri resta sulla panchina del Milan per 3 anni e mezzo, fino all’esonero del gennaio 2014. Qui si fa la nomea di “aziendalista”, ovvero di allenatore piegato alle scelte della società in tema di mercato. Di fatto, siamo nella fase calante dei rossoneri e all’ascesa della Juventus di Conte. Allegri ottiene un secondo e un terzo posto, mentre per esigenze di bilancio la squadra perde vari pezzi pregiati. Su tutti, Ibrahimovic e Thiago Silva. Ma di questa nomea Allegri farà sempre vanto: “quando mi danno dell’aziendalista, lo prendo per un complimento perché devo portare risultati alla mia società.”

Il suo arrivo alla Juventus, nell’estate 2014, è inizialmente accolto con scetticismo dopo i tre scudetti di Antonio Conte. Allegri invece proseguirà e rilancerà il ciclo di vittorie bianconero, con cinque scudetti consecutivi, due Supercoppe, 4 Coppe Italia, e sfiorando in due occasioni l’impresa Champions, fermato in finale da Barcellona e Real Madrid. Alla Juve, oltre alle sue vittorie, diverranno proverbiali le sue conferenze stampa da mattatore. Istrionico, brillante, con il marcato accento livornese e sempre pungente, Allegri diventa personaggio mediatico, oltre che sportivo, di primo livello. Dai proverbiali riferimenti all’ippica al culto semplificatorio del “risultatismo”, i suoi show e le sue diatribe televisive talvolta oscurano persino le grandi capacità di allenatore.

Grande pianificatore di medio-lungo periodo, allegri è un mister slegato dai moduli di gioco rigidi ma con principi tattici ferrei e coerenti. Il concetto di “gestione” è cardine nella sua idea di gioco e di calcio, che sia in campo o nell’ottica di affrontare più partite importanti in un arco di tempo breve. Sostenitore dell’idea che il “calcio è una cosa semplice”, Allegri è un allenatore dalle grandi capacità di lettura della gara, fattore che lo rende tra gli allenatori più insidiosi da affrontare e da sorprendere. Nonostante l’immagine scanzonata e improvvisatrice, Allegri è prima di tutto un allenatore duttile e sempre ben coscio di pregi e limiti dei suoi giocatori. Le sue mosse a sorpresa, le sue intuizioni, sono sempre calcolate all’interno di un quadro tattico coerente ed equilibrato.

Max Allegri, dopo due anni di pausa, da giugno è di nuovo sulla panchina della Juventus, per sostituire l’esonerato Andrea Pirlo.