Ogni Mondiale ha la sua stella, l’uomo capace di far sognare un Paese, e a volte non è chi ci si aspetterebbe. Nel caso di Italia ’90, le attenzioni erano più che altro per il giovane e talentuoso Roberto Baggio, ma anche per Gianluca Vialli, e invece, l’eroe degli Azzurri si rivelò Totò Schillaci. Nato l’1 dicembre 1964 a Palermo, cresce calcisticamente in un piccolo club della città, l’AMAT Palermo. A 18 anni lo nota il Messina, che all’epoca gioca in serie C2. Sullo Stretto, Schillaci conquista, da capitano, una storica doppia promozione, che riporta il Messina in Serie B dopo quasi vent’anni.

A suon di prestazioni, e di reti, nella piena maturità calcistica, si guadagna la grande chance della carriera. A chiamare, nel 1989, è la Juventus, con cui Totò Schillaci dimostra di meritare da subito un posto tra i titolari. Dalla B ai fasti europei, la strada è brevissima, e i bianconeri, con il suo decisivo contributo – 21 reti in 50 presenze – conquistano la Coppa Uefa e la Coppa Italia. Si spalancano, nel 1990, anche le porte della Nazionale, proprio nell’anno del Mondiale, a cui partecipa come ultimo arrivato, attaccante di scorta di una squadra ben rodata.

Con una solo presenza alle spalle, si dimostra subito decisivo. Entra a un quarto d’ora dalla fine della prima partita del girone contro l’Austria, e la decide con un suo gol. Alla terza, parte titolare, e segna il gol dell’1-0 contro la Cecoslovacchia. Va in rete ancora negli ottavi, contro l’Uruguay, sbloccando il risultato. Si rivela decisivo nei quarti di finale, vinti contro l’Irlanda ancora con una rete di Schillaci. Che in semifinale regala all’Italia l’illusione del vantaggio, prima di uscire ai rigori contro l’Argentina di Maradona. Chiude segnando il rigore del definitivo 2-1 contro l’Inghilterra, nella finale per il terzo posto. Con 6 reti, sarà il capocannoniere, nonché il miglior giocatore, del Mondiale del 1990.

Paradossalmente, da quel momento in poi la carriera di Schillaci imbocca una spirale involutiva da cui non uscirà più. Resta in bianconero altre due stagioni, ma quando alla Juventus arriva Gianluca Vialli le occasioni per l’attaccante palermitano si fanno sempre più sporadiche. Nel 1992 lo prende l‘Inter, dove resta due stagioni, giocando poco, ma conquistando comunque la sua seconda Coppa Uefa. Uscito dal giro della Nazionale già dal 1990 (dopo Italia ’90 segna un solo gol in Azzurro, ndr), nel 1994 fa una scelta inconsueta per l’epoca. Poco utilizzato dall’Inter, accetta l’offerta del Júbilo Iwata, e ad aprile vola in Giappone, dove chiuderà la carriera nel 1997, vincendo il campionato giapponese.