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I primi anni

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Il 3 ottobre 1981, a Malmö, nel sud della Svezia, nasce Zlatan Ibrahimovic. Figlio di immigrati jugoslavi, separati da quando aveva appena due anni, a formarlo sarà, più che altro, la strada. È una storia comune a tanti campioni, quella di Ibra, che nel calcio ha trovato la salvezza e la strada per il successo. Sfrontato in maniera direttamente proporzionale al proprio talento, che fosse un predestinato lo si vedeva già ai tempi delle giovanili, nella squadra della sua città, Malmö.

Con le sue prestazioni, finisce per attirare presto le attenzioni dell’Ajax, che per i giovani ha sempre avuto un fiuto particolare. Ad Amsterdam arriva nel 2001, a 19 anni, pagato quasi 8 milioni di euro. Una discreta somma per un giovane di belle speranze. Con i lancieri giocherà 3 stagioni, esordendo in Champions League e conquistando due campionati, nel 2002 e nel 2004. Segna 48 reti in 110 presenze, mostrando uno strapotere fisico impressionante: sfiora i due metri, ma tocca la palla come un fantasista.

L’arrivo in Italia

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È ormai uno degli attaccanti più forti e completi in circolazione, almeno a livello europeo, e con un colpo da maestro Luciano Moggi lo porta alla Juventus. Resterà in bianconero due stagioni, prima che lo scandalo Calciopoli azzeri una delle corazzate più forti d’Europa. Di cui Zlatan è interprete perfetto, tanto che Fabio Capello, non senza polemiche, lo preferisce spesso a Del Piero. Chiude con 26 reti in 92 presenze, molto sotto la sua media, ma il lavoro che fa per squadra e compagni non passa inosservato dalle parti di Milano.

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Approfittando della smobilitazione juventina, nell’estate del 2006, quella dei Mondiali di Germania, Ibrahimovic sbarca all’Inter. Con un obiettivo in testa, che diventerà presto l’unico tarlo della carriera dello svedese: la Champions League. Che Ibra non ha mai vinto, e che con ogni probabilità non vincerà mai. Sotto la guida di Roberto Mancini e di José Mourinho poi arrivano tre scudetti consecutivi, ma anche valanghe di gol ed il titolo di capocannoniere, con 25 reti, nella stagione 2008/2009.

La parentesi Barcellona

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Ibra è all’apice della sua carriera. Tra i giocatori più pagati al mondo, una personalità debordante dentro e fuori dal campo, è secondo solo a Messi e Cristiano Ronaldo. Vuole di più, vuole la Champions League. E per provare a vincerla, nel 2009, va da chi ha alzato l’ultima: il Barcellona di Pep Guardiola, in uno scambio che porta Eto’o all’Inter. Sarà una beffa atroce, perché il 2010 è l’anno del triplete, ed i suoi ex compagni, in semifinale, schiantano proprio i blaugrana.

Il ritorno a Milano

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È già tempo di cambiare, o meglio, di tornare. A Milano, ma sulla sponda opposta. Un mezzo tradimento, i tifosi interisti l’hanno amato molto, ma Zlatan è tutto fuorché stanziale. In rossonero vince subito lo scudetto, nel 2011, e l’anno successivo torna a vincere la classifica marcatori, con 28 reti. Il Milan però vive un momento difficile, i fasti degli anni precedenti sono ormai lontani, la presidenza Berlusconi ha chiuso e rubinetti e i big scappano. Ibra compreso, che l’estate del 2012 cede alle lusinghe de del PSG degli sceicchi.

Lo sbarco in Francia

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A Parigi diventa il terzo calciatore più pagato al mondo e, soprattutto, si consolida il mito del calciatore invincibile. Un re Mida dei campionati, confermato dallo straordinario ruolino di marcia in Ligue 1, dove ne vince quattro consecutivi. Segna, ovviamente, valanghe di gol, ma il PSG, nonostante possibilità economiche praticamente illimitate, in Europa stentano. Da ossessione, alla fine la Champions League diventa poco più di una mera illusione. Negli anni francesi Ibra non supererà mai i quarti di finale.

L’illusione Red Devils

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Nel 2016, dopo aver lasciato la Nazionale Svedese, con cui ha giocato due Mondiali e quattro Europei, mettendo a segno 62 reti, torna da Mourinho. Che, nel frattempo, si è accasato al Manchester United. Obiettivo: riportare i Red Devils ai fasti del lungo ciclo di Alex Ferguson. Le cose non andranno esattamente così, ma Ibra ci mette molto del suo per trascinare lo United alla vittoria dell’Europa League. Finora, è il suo unico alloro internazionale, insieme alla Supercoppa Europea ed alla Coppa Intercontinentale vinte con il Barcellona.

Tra MLS e Milan

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Curiosamente, salta la finale contro l’Ajax per un lungo infortunio. Torna in campo a novembre del 2017, ancora in maglia Red Devils, con cui ha firmato per un altro anno. Ma le cose non vanno, lo svedese gioca poca, sembra sul viale del tramonto calcistico. E infatti, a marzo 2018 molla tutto e vola negli Stati Uniti, al caldo e al sole della California. Resta due stagioni con i Los Angeles Galaxy, ma la classe è sempre la stessa, ed il fisico sembra ancora quello di una volta. In MLS torna a segnare con regolarità, e nonostante l’età, torna la voglia di grandi sfide. L’opportunità, gliela offre il Milan, con cui firma a gennaio del 2020. È sempre il solito Ibra: con 8 reti nella seconda parte della stagione i rossoneri conquistano l’accesso all’Europa, ed in estate la firma sul rinnovo diventa un atto dovuto. Nonostante l’età.