Óscar Washington Tabárez: “El Maestro” della “Celeste”

Fino a qualche tempo fa chiunque lo avrebbe ritenuto impossibile, eppure, dopo 15 anni, la storia fra Óscar Washington Tabárez e la nazionale uruguaiana volge al termine. “El Maestro”, come veniva definito in tutto il Sudamerica, lascia la panchina della “Celeste” pagando a caro prezzo l’ultimo, disastroso periodo della squadra. L’Uruguay è infatti reduce da quattro sconfitte consecutive, aggravate da un percorso di qualificazione da dimenticare, che rischia di compromettere irrimediabilmente l’approdo a Qatar 2022.

Siamo giunti alla fine di un’era, che ha caratterizzato, nel bene e nel male, la recente storia calcistica della nazionale più titolata al mondo. Tabarez ha vissuto il suo percorso sulla panchina della Celeste in tre step: il primo come allenatore dell’ U20 (1986-87), poi arriva la prima parentesi in nazionale maggiore (1989/90), e successivamente, dopo anni di viaggi ed esperienze, il ritorno definitivo, durato dal 2006 al 2021.

“El Maestro” ha conquistato diversi importanti record durante la sua storia sul “trono” di Montevideo, in cui spicca la Copa America vinta nel 2011, un trofeo che mancava nella Banda Oriental da ben 16 anni. Da incorniciare anche il Mondiale del 2010, in cui la Celeste si classifica quarta, mentre nel 2014 viene eliminata agli ottavi di finale dalla Colombia, dopo aver meritatamente superato i gironi. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un lento ed inesorabile declino, derivato, con ogni probabilità, da un forte bisogno bisogno di rinnovamento tattico e progettuale.

Ciò che stupisce di Tabarez è sempre stata la sua capacità di reinventarsi e mettersi in discussione, migliorando a piccoli passi la sua creatura, forgiandola attraverso il suo carattere fiero ed orgoglioso. “El Maestro” è stato un perfetto incudine per i suoi meravigliosi martelli, alcuni più fini ed eleganti, altri più rudi e muscolari, ma tutti accomunati da quella splendida dote chiamata, nel gergo calcistico moderno, “Garra”, che identifica la ferocia dei calciatori sudamericani, in particolare gli uruguaiani. Disciplina, amore e resilienza sono stati i punti focali dell’identità che Tabarez ha dato alla sua Celeste, e che non verranno mai messi da parte, in quanto divenute medaglie di un popolo intero.