Operazione Osimhen-Napoli, Liguori: “Io bruciato per una plusvalenza”

Liguori

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Luigi Liguori è un attaccante classe 1998, inserito come contropartita tecnica (assieme ad altri tre giovani) nell’affare che ha portato Osimhen a Napoli. Lui assieme agli altri tre ragazzi erano valutati 20 milioni complessivamente, ed erano destinati al Lille, ma ora Luigi gioca in Eccellenza. Tutte le sue parole nell’intervista di La Repubblica.

Liguori: dalla Serie C, a Napoli, fino a Lille

“Giocavo in prestito alla Fermana, in Serie C. A giugno mi chiama il Napoli e mi dice: vieni a Castel Volturno, dobbiamo parlare. Siamo andati io e il mio procuratore, la società ci ha offerto due opzioni: rinnovare per un anno e restare, o accettare di andare al Lille e firmare per tre anni, entrando nell’operazione Osimhen. Che avreste fatto? Io ne ho parlato con il mio agente ed ho accettato. Il 30 giugno abbiamo firmato con il Lille, ma a Castel Volturno dove hanno mandato i contratti”.

Un altro anno in Italia, poi il rifiuto al Lille

“Abbiamo poi chiesto di poter restare un altro anno in Italia in prestito. Avevo già la squadra, a Fermo mister Antonioli mi voleva a tutti i costi. Ho fatto sei mesi alla Fermana e poi sono andato a Lecco. Quando è finito il prestito, il Lille mi ha mandato una comunicazione dicendo che l’1 luglio dovevamo essere da loro. Tutti e tre noi contropartite nell’affare Osimhen. Ma noi non volevamo più andare in Francia, allora ci hanno proposto di lasciare sul tavolo i due anni di contratto e accettare una buonuscita. Purtroppo io non sapevo tutto; loro non è che ti dicono che volevano fare plusvalenza. Ci hanno detto solo: il Lille vuole tre giovani e noi abbiamo pensato a voi. Poi col passare delle settimane abbiamo scoperto tutto, ma ormai eravamo coinvolti, non potevamo più fare nulla”. 

“Noi, bruciati per colpa di una plusvalenza”

“Io ero stato valutato 4 milioni di euro. Questa cosa mi fa rabbia, tanta. Abbiamo scoperto che non era un’operazione fatta per noi, per il nostro futuro, ma era per altro. Con gli altri due ragazzi coinvolti nell’operazione ci sentiamo spesso e tra di noi ci diciamo: noi avevamo tre anni di contratto. Ci siamo bruciati per “colpa” del Napoli. Perché noi non sapevamo nulla“.