Osimhen crea, Juan Jesus annulla: «perdersi in terra sarda»

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Dal rossoblù del Barcellona a quello del Cagliari. Come un filo invisibile che lega l’esordio di Calzona in Champions League a quello in Serie A: cambia realmente poco. Forse la prestazione, ma non il risultato. Perché contro la squadra di Xavi è un Napoli che soffre e cade, si rialza e trova il pari. Contro l’ex Gaetano manca tutto questo. Dall’approccio alla partita alle idee di Calzona. È il Cagliari a fare la partita, gli azzurri ad inseguire. E quando la Domus Arena è in festa per l’autogol di Rrahmani, Pairetto alza la mano e concede un’altra chance a Lobotka&Co.

Prendere le misure? Non è giornata. La linea difensiva pare sgretolarsi alla prima sgasata di Zito Luvumbo, e l’occupazione dello spazio della squadra allenata da Ranieri è un grattacapo difficile da risolvere. 4-4-2- in grafica, 4-2-3-1 in campo. Con Nandez – in posizione da terzino – a rappresentare una vera spina nel fianco. Lapadula è solo, ma questo basta per mettere in difficoltà la coppia Juan JesusRrahmani. E quando il Napoli cerca di creare problemi dalle parti di Scuffet, Dossena e Mina sono abili nel contrastare e respingere le avanzate partenopee. Intrigante – e non poco – la posizione di Makoumbou: sempre attento e preciso nell’offrire supporto in entrambe le fasi.

Poi Raspadori. Unico nel suo genere. Meriterebbe una menzione a sè, e non per la partita disputata. Viene schierato poco, e quasi mai nel suo ruolo perché frenato dal talento del nigeriano. Ma è attento. Gioca esterno, posizione dove ha dimostrato sempre di fare fatica, ma è la sua capacità nel farsi trovare tra le linee a dare fastidio alla squadra sarda. Ed al 66′, concentrato e preciso, recupera una palla cruciale dai piedi di Augello, inventa un arcobaleno per Osimhen che traduce in gol la fantastica azione – offensiva e difensiva – del fantasista italiano. Per la gioia di Calzona e Di Lorenzo in tribuna.

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Prima il graffio di Osimhen, poi gli errori di Simeone, Politano e Juan Jesus

La squadra ospite non merita, ma è proprio il secondo timbro consecutivo dell’ex Lille a rianimare un gioco spento ed invaso da punti interrogativi. Prima Politano che non serve Simeone, poi lo stesso argentino che non vede Lindstrom al centro dell’area: gli azzurri sprecano due occasioni nitide per firmare il raddoppio. Vince l’egoismo. Lo stesso che garantisce ai tifosi del Cagliari – e Ranieri – una speranza fino al termine dei 90′. E quando mancano solo 10′, la Domus Arena si trasforma nell’Anfield: il teatro dei sogni dove tutto è possibile. Chiedere informazioni a Frosinone e Sassuolo, che proprio negli ultimi minuti hanno perso punti importanti in terra sarda.

È il 96′. Scuffet allontana in attesa del fischio finale, ma la sfera si ritrova tra i piedi di Luvumbo, che sfrutta un errore di valutazione di Juan Jesus e firma il pari. Prima di stirarsi. Pari che potrebbe risultare decisivo ai fini della classifica. Lo stadio è un fortino di gioia, Ranieri esulta, ma Calzona è una «bestia». Lo manifesterà ai microfoni di Dazn: “Era una palla molto leggibile proveniente da una zona centrale, non era tesa. È questo quello che mi fa arrabbiare di più».

Un punto pesante come un macigno per i rossoblù. Due persi per il Napoli con la zona Champions che diventa un miraggio. Rivoluzionare dopo soli tre allenamenti sarebbe stata impresa ardua per chiunque. Ma gli azzurri si sgretolano, lasciando nel terreno della Domus Arena certezze (le poche) ed immagini di una stagione da dimenticare. Dall’esultanza di Luvumbo allo sguardo triste e perplesso di Di Lorenzo: i due lati di una medaglia dal doppio valore. Ma Calzona mastica amaro. Amarissimo. Mettere in piedi una squadra allo sbando: ora più che mai. Anche l’«Europa dei piccoli» potrebbe essere non alla portata.