Pazza Inter? No folle: il sogno più grande conquistato contro sé stessa

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(Photo by Mike Hewitt, Onefootball.com)

L’Inter è in Finale di Champions League a 13 anni dall’ultima volta e dalla storica stagione del Triplete nel 2010.

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(Photo by ISABELLA BONOTTO, Onefootball.com)

Inter, un sogno insperato in una situazione complicata. Inzaghi, tra proprie colpe, abbandono e una proprietà che non esiste

I nerazzurri hanno raggiunto l’ultimo atto della massima competizione europea (che si disputerà il 10 giugno contro una tra Real Madrid e Manchester City), dopo aver eliminato il Milan nel doppio EuroDerby di semifinale con un complessivo di 3-0 tra andata e ritorno.

Un risultato oggettivamente insperato all’inizio della stagione, con l’Inter che nei gironi di fine agosto era capitata (da squadra in terza fascia) nel gruppo che comprendeva il Bayern Monaco e il Barcellona oltre che i cechi del Viktoria Plzen.

Gli uomini di Inzaghi erano dati per spacciati e considerati la terza forza del gruppo, ma soprattutto le due prove contro i blaugrana (vittoria a Milano per 1-0 e pari al Camp Nou per 3-3), hanno aperto le porte della fase ad eliminazione diretta ai nerazzurri.

Negli ottavi di finale e nei quarti di finale hanno dovuto poi superare le portoghesi Porto e Benfica prima di trovarsi di fronte al Milan nella semifinale.

Nello specifico del doppio confronto contro i rossoneri l’Inter ha meritato di passare. I nerazzurri nei 180 minuti sono sembrati più in palla a livello fisico e anche di motivazioni.

Contro un Milan invece apparso scarico atleticamente, poco cattivo e probabilmente anche sfiduciato dall’aver dovuto affrontare due partite così pesanti senza l’apporto decisivo del suo miglior giocatore, Rafael Leao.

Dove è Suning? Giocatori e tecnico lasciati soli da tempo, anche nei propri errori e cadute

La portata e la “stranezza” tutta nerazzurra della Finale numero 6 nella storia dell’Inter in Coppa dei Campioni è data però dal contesto e dalla stagione totalmente schizofrenica della squadra di Inzaghi.

Per chi scrive, l’intera annata dei nerazzurri (a prescindere da come finirà) è stata avvolta fin dall’inizio dalla nube oscura e d’incertezza data dall’inadeguatezza della Proprietà targata Suning nell’aver fermato la crescita del club.

Un situazione che a distanza ormai di tempo nessuno ha ancora realmente capito da cosa abbia avuto origine davvero. La Pandemia? La Crisi Finanziaria in Cina?, ma mai come quest’anno tutte le componenti del club hanno subito e sentito dentro le non mosse e la poca tranquillità della situazione proprietaria.

Nei fatti l’Inter è in Finale di Champions League nonostante la proprietà peggiore nella storia del club a memoria recente.

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(Photo by GABRIEL BOUYS, Onefootball.com)

Suning non investe e supporta il club ormai da 3 anni (ultimo acquisto importante fu Hakimi a 40 milioni di euro estate 2020), e ha proggressivamente abbandonato l’Inter.

Ad una settimana dallo Scudetto vinto con Conte, ha smontato l’anima della squadra nel 2021 reinvestendo solo 30 milioni dei 180 incassati con le cessioni di Hakimi e Lukaku ed è riuscita a fare quasi peggio nell’estate scorsa.

Sostanzialmente l’Inter non ha fatto mercato. Il colpo più grosso è stato un “regalo” del Chelsea che ha aperto e concesso il prestito oneroso per il ritorno di Lukaku.

Poi due parametri zero (Onana e Mkhitaryan), due colpi futuribili che hanno visto il campo col lumicino come Asllani e Bellanova e l’arrivo all’ultimo giorno in prestito per 500.000 euro di Acerbi dalla Lazio dopo un grido d’aiuto disperato di Inzaghi.

E non va dimenticata poi la Masterclass dirigenziale compiuta sia con lo sponsor insolvente DigitalBits, sia sul caso Skriniar: messo sul mercato in estate, trattenuto causa impossibilità di reinvestire una cifra degna e poi perso a zero mesi più tardi.

Una rosa quella dell’Inter che se nell’11 titolare poteva anche pensare di ambire a fare un gran campionato, non aveva riserve all’altezza (e che si sono ritrovati titolarissimi). E l’Inter si è ritrovata fin da subito a farsi gran parte della stagione con troppi problemi per non crollare e fare disastri in campionato.

Assenze pesanti come quelle di Brozovic e Lukaku, riserve discrete ma non adeguate a diventare i titolari e una sensazione generale di mancanza di futuro data da tutte le voci esterne sui nefasti destini di Suning.

In tutto questo tritacarne e marea di alibi ci è finito soprattutto Simone Inzaghi, la cui colpa maggiore è stata quella di riuscire a sembrare il peggior colpevole dove chiunque altro tecnico sarebbe stato dipinto come un martire.

Il tecnico nerazzurro ha comunque le su colpe e ono evidenti. 11 sconfitte in campionato non sono accettabili, così come la distanza dal Napoli Campione d’Italia.

La gestione iniziale del portiere col dualismo tra Handanovic e Onana, le formazioni sbagliate, i cambi errati, gli sbagli individuali dei giocatori e il comportamento difensivo della squadra non coerente con le caratteristiche della rosa. Tutte cose imputabili ad Inzaghi e calciatori e che andranno soppesate.

Ma anche lui come i giocatori ha subito la mancanza di serenità, a maggior ragione in un club non facile come l’Inter.

A gennaio (dopo la gara persa con l’Empoli in casa), lo svelamento pubblico del Vaso di Pandora interista con l’ufficialità della perdita a zero di Skriniar ha semplicemente reso ancora più noto una situazione grave e difficoltosa fuori dal campo, ma che poi sul campo si è riflessa.

Un giocatore mai più avuto da Inzaghi che tra colpe anche sue, una proprietà che non esiste e una rosa non adeguata senza titolari fondamentali è andata incontro a tonfi inattesi (?) in Serie A come il già citato Empoli, Bologna, Monza, Spezia e Fiorentina.

E va anche aggiunta un’altra cosa nel mix: che la dirigenza (a ragione o meno valuteranno loro) ha scaricato pubblicamente e più volte Inzaghi per mezzo stampa, di fatto sfiduciandolo nel suo ruolo e lasciandolo solo in delle difficoltà che già si erano create.

Quindi la calma con cui l’Inter ha affrontato l’EuroDerby è quasi clamorosa. Sembra quasi che i nerazzurri abbiano lottato più contro sé stessi e con le loro fragilità che contro il Milan.

E il fatto che siano in Finale della Coppa più importante in tutto il contesto raccontato (con un allenatore abbandonato e senza la stabilità di una proprietà ormai fantasma), ha davvero dell’incredibile.