Pellegrini: “Roma è un punto d’arrivo, non esiste club migliore”

Pellegrini

(Photo by Maurizio Lagana, Onefootball.com)

Il centrocampista e capitano della Roma Lorenzo Pellegrini ha scritto una lettera rilasciata a The Player’s Tribune, dove racconta l’orgoglio di vestire la maglia giallorossa e il futuro del club assieme al nuovo tecnico José Mourinho.

Di seguito parte della lettera del giocatore riportate su Sky Sport:

Stiamo lavorando parecchio per costruire una mentalità vincente. Mourinho ci dice che deve essere una delle nostre migliori qualità. Ovviamente è un processo lungo e che non può accadere subito. Ma siamo sulla strada giusta e so di giocare una parte importante in questo percorso“.

Totti era il classico capitano che non aveva bisogno di troppe parole, il modo in cui giocava parlava per lui. Non potrò mai essere come lui, ma mi piacerebbe provare a ripetere qualcosa di simile. Cercando di spiegare a tutti cosa significhi la Roma. Ogni giorno spiego ai miei compagni cosa significa giocare per questa maglia. Non siamo una fabbrica di talenti o un trampolino di lancio per andare in una squadra migliore. Non esiste una squadra più grande della Roma. Questo è un punto d’arrivo, Roma è Roma“.

Quando avevo 16 anni hanno scoperto che nel mio cuore qualcosa non andava. Mi bastava salire una rampa di scale e avevo subito il fiatone. Troppi battiti irregolari e mi dissero che avrei dovuto smettere col calcio per 8 mesi e dopo avrebbero valutato. Quindi niente corsa, niente calcio, niente Roma“.

Sono sempre stato un ottimista, ma quel momento fu davvero complicato. Non potevo fare niente tranne una cosa: ascoltare il mio cuore. Ogni giorno cercavo di capire la frequenza dei miei battiti irregolari. Mi sedevo sul letto aspettando il silenzio assoluto. Poi chiudevo gli occhi e contavo i battiti. Sono diventato il dottore di me stesso, mi facevo chek-up quotidiani. Poi un giorno mi accorsi che erano spariti. Al quarto giorno senza aritmia, chiamai i miei genitori dicendoli che volevo fare un altro controllo. Andammo dai dottori e mi dissero che stavo bene“.