Pino Rigoli, la storia dell’allenatore esonerato mentre aveva il Covid

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A volte le storie non trovano spiegazioni per come si sviluppano e si concludono sia per come avvengono sia quando. Un esempio è la storia di Pino Rigoli, 58 anni e allenatore di calcio che, lo scorso 17 febbraio, era stato esonerato dal Messina (Girone I di Serie D), squadra in cui era subentrato dopo tre giornate, mentre aveva contratto il Covid. E le spiegazioni di questa scelta non si capiscono visto che il Messina, in quel momento, era terzo in classifica con due partite da recuperare.

A rendere ancora il tutto più inspiegabile c’erano ovviamente le condizioni del tecnico che, una volta contratto il virus, è stato costretto al ricovero in ospedale visto l’aggravarsi della situazione. Rigoli oggi sta meglio, si è ripreso e ha rilasciato un’intervista a Tuttosport dove racconta la sua storia: “Se me l’aspettavo? Certo che no”.

La scoperta e le reazioni

L’allenatore era risultato positivo al Covid il 20 gennaio: “Quella notte avvertivo sintomi di freddo e pensavo solo a un raffreddamento, tanto che al mattino ho rifatto il tampone e ho scoperto di essere positivo. Mi sono fatto 10 giorni di isolamento in albergo, ma la situazione è peggiorata. Da lì mi hanno portato al Policlinico di Messina che ha sentenziato: polmonite bilaterale interstiziale. È stata la partita più difficile, i medici avevano detto alla mia famiglia di prepararsi al peggio, ma è grazie a loro che oggi posso raccontare il mio dramma”.

Ora Rigoli è guarito ma la situazione è stata molto complicata e, archiviata anche questa vittoria (forse la più importante), l’allenatore è pronto per tornare a fare ciò che più gli piace. “Stavo male ma non me ne accorgevo. Più che altro è la mia famiglia che ha temuto per la mia vita, perché i medici l’hanno chiamata dicendo di prepararsi al peggio. Io l’ho capito quando non mi facevano scendere dal letto e respiravo a fatica. Ero cosciente e i medici mi dicevano di reagire. La salvezza è stata il casco dell’ossigeno: l’ho portato tre giorni interi, anche di notte. È stato come vincere un campionato, come quelli ad Agrigento o da record a Siracusa”.