Premier League, il 2020 del Manchester City: cercasi nuovi equilibri

Premier League

(Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

La dimensione raggiunta negli ultimi anni dal Manchester City spiega come una stagione con un trofeo vinto possa essere considerata deludente.

Perché va detto, nessuno all’Etihad è stato contento di com’è andato il finale della scorsa stagione. Un 2020 che non ha consentito agli uomini di Guardiola di compiere il salto di qualità atteso, soprattutto in campo europeo.

È in Champions infatti che è arrivato lo smacco maggiore dell’annata. I Cityzens sembravano lanciati quale una delle squadre più forti fra quelle rimaste ai quarti di finale. Nella sfida del 15 agosto allo stadio Alvalade di Lisbona è stato però il Lione di Garcia ad uscire vincitore. Un tonfo veramente sonoro per l’undici di Guardiola, che da quest’anno sembra aver avviato un percorso di ripartenza.

Il mercato del City

Forze nuove quelle portate dal mercato estivo, che a portato diversi innesti all’Etihad. Il City ha infatti acquistato Ruben Dias dal Benfica, Nathan Aké dal Bournemouth, Ferran Torres dal Valencia e cinque giovani talenti.

Aké Dias City
(Photo by Michael Regan/Getty Images)

Uno sforzo economico impressionante, specie se si considera l’anno in cui è avvenuto. Sono 171 i milioni spesi sul mercato, di cui oltre 100 per i due centrali di difesa e oltre 50 per giocatori Under 21.

Uno sforzo profuso per ringiovanire una rosa che inizia a contare diversi giocatori cardine oltre la trentina. Si avvicina anche l’addio di Aguero, che concluderà la propria carriera probabilmente in Argentina. Non sembra ancora essere arrivato il vero erede del Kun: Gabriel Jesus non è mai riuscito a convincere del tutto Guardiola, e il tentativo con Ferran Torres utilizzato come falso nueve non garantisce lo stesso apporto in termini realizzativi.

Aguero Jesus City
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Il City termina il 2020 all’ottavo posto della classifica di Premier. Anche contando il fatto che allo stesso punteggio ci sono squadre dalla quinta alla nona piazza e che gli uomini di Guardiola devono ancora recuperare due partite (l’ultima delle quali quella con l’Everton il cui rinvio sta ancora tenendo banco in Inghilterra), i segnali mostrati nel campo mostrano una condizione altalenante che non consente di dormire sonni tranquilli.

Quella inaugurata dal club sembra una fase di avvio di un nuovo ciclo, e dunque sono tante le dinamiche da ricreare e stabilizzare. Se da un lato questo è un fattore che rischia di destabilizzare l’ambiente, per Guardiola è sicuramente l’occasione di sperimentare e modellare ancor più la squadra a quelle che sono le proprie esigenze.

Non mancano le certezze (De Bruyne e Bernardo sono due dei centrocampisti più forti al mondo, il talento in squadra è sempre maggiore), in campo come in panchina. Il 2021 potrebbe dunque essere l’anno della ripartenza per il City, dopo un’annata a livelli alti ma non competitivi quanto desiderato da una società così potente economicamente.