Salernitana, te la ricordi l’ultima volta in Serie A?

Salernitana, Marco Di Vaio

Salernitana, Marco Di Vaio

Bentornata in Serie A

La Salernitana, al termine di una cavalcata generosa e tenace, ha ritrovato, a 23 anni dall’ultima volta, la Serie A. Un risultato inatteso, di certo non preventivato, che premia il lavoro di Castori, allenatore vero, senza sponsor e con la gavetta a parlare per lui. Adesso, c’è da costruire la squadra – che intanto dovrà trovare una nuova guida, vista l’impossibilità di Claudio Lotito di continuare a controllare sia la Salernitana che la Lazio – che affronterà la prossima Serie A. Che, in questi 23 anni, ne ha visti di cambiamenti.

Nobili decadute

L’ultima volta che la Salernitana ha giocato nella massima serie è stata nella stagione 1998/1999. Ai nastri di partenza, le mitiche sette sorelle, che in quegli anni si davano battaglia nelle posizioni di testa: Juventus, Milan, Inter, Lazio, Roma, Parma e Fiorentina. Di queste, una è tornata, per l’ennesima volta nell’ultimo decennio, in Serie B, il Parma. I viola, che dopo il fallimento della gestione Cecchi Gori sono passati prima ai Della Valle e poi a Rocco Commisso, sono sempre più spesso invischiati nella lotta per non retrocedere. Le romane, tra alti e bassi, difficilmente escono dalle prime sette posizioni. E le tre big, beh, sono sempre lì, tra alti, specie nella Milano rossonera, e bassi, in particolar modo dalle parti dell’Inter.

Le stelle della Salernitana 1998/1999

Quel campionato lo vinse il Milan di Zaccheroni, al termine di un avvincente testa a testa con la Lazio di Sven Goran Eriksson. Che la Salernitana, alla settima giornata, batte clamorosamente, conquistando la sua prima vittoria in campionato (1-0). I campani, in Serie A a ben mezzo secolo dall’ultima volta, annoveravano tra le proprie fila un giovane Gennaro Gattuso, riportato in Italia dalla Scozia, David Di Michele, passato poi per Udinese, Reggina, Palermo, West Ham e Lecce, Marco di Vaio, agli inizi di una carriera strepitosa, Salvatore Fresi, in prestito dall’Inter, e Rigobert Song, nazionale camerunense andato a fine stagione al Liverpool.

Speranze frustrate

Per la Salernitana, che inizia la stagione con Delio Rossi in panchina, e termina con Francesco Oddo, subentrato alla 27esima giornata, fu una stagione partita male e finita con una salvezza sfuggita solo all’ultima giornata. In mezzo, oltre alla vittoria contro la Lazio, che pesò tantissimo nell’economia della corsa al titolo dei biancocelesti, quella contro la Juventus, entrambe finite 1-0, con la firma, in tutte e due i casi, di Marco Di Vaio. Le speranze di salvezza, dopo il 2-1 sul campo del Vicenza alla penultima giornata, che affossa i veneti, si spingono sul traguardo. A Piacenza l’1-1 è sufficiente agli emiliani, ma non ai campani, che finiscono ad un solo punto dal Perugia. Che si salva nonostante la sconfitta contro il Milan, che regala lo scudetto ai rossoneri, che chiudono un solo punto sopra la Lazio.

Un finale tragico

Ad annodare i fili della memoria e della storia, più che il calcio, è la cronaca. Che oggi narra una grande gioia rovinata da una tragedia, e 22 anni fa una tragedia sportiva acuita da quella umana. Dopo la fatidica partita contro il Piacenza, infatti, gli ultras della Salernitana mettono a ferro e fuoco il treno che li avrebbe dovuti riportare a casa. All’altezza di Nocera Inferiore le carrozze sono avvolte dal fumo, con piccoli incendi appiccati ovunque. Il macchinista riesce a raggiungere la stazione di Salerno, il treno però è ormai ridotto una carcassa, tra le cui lamiere perdono la vita, carbonizzati, quattro giovani tifosi della Salernitana: Ciro Alfieri, Vincenzo Lioi, Giuseppe Diodato e Simone Vitale. Ventitré anni fa c’erano anche loro, chissà se qualcuno se li ricorda ancora.