La Serie A accoglie Dionisi e Castori. Bentornata gavetta degli allenatori

Dionisi

(Photo Marco Bucco/LaPresse)

Il lavoro, il duro sacrificio. Non come principi astratti di moralità, ma come veri e propri capisaldi di un percorso che aumenti l’esperienza e la conoscenza del settore, nonché la qualità dello stesso. È sotto questa veste che, il campionato di Serie A, dà il benvenuto ad Alessio Dionisi e Fabrizio Castori, tecnici rispettivamente di Empoli e Salernitana, fresche promosse nella massima serie. Fabrizio Castori torna ad assaporare il gusto della Serie A dopo l’esperienza della stagione 2015/16 alla guida del Carpi. Per Dionisi, 41 anni compiuti ad aprile, si tratta della prima esperienza nel campionato ‘dei grandi’.

Il ‘patrimonio’ Castori. Il nuovo che avanza Dionisi

Il trionfo della gavetta. Dalla Belfortese alla Serie A per Castori, radici profonde nel calcio nudo e crudo della cosiddette categorie minori, tanto da guidare la squadra della Comunità di San Patrignano nel girone B di Terza categoria Rimini, mentre era anche il tecnico del Cesena in Serie B. Alessio Dionisi è il volto nuovo della scuola allenatori italiani, moderno nel gioco, tradizionalista nei metodi. L’esperienza e la maturità di uomini cardine come La Mantia e Mancuso, con il supporto e la ‘fame’ dei giovani come Bajrami (classe 1999), Ricci (classe 2001), Nikolaou (classe 1998), Parisi (classe 2000). Una visione di calcio completa, figlia dell’odore dei prati di provincia e il sudore di chi comincia dal calcio nella sua essenza.

Bentornata gavetta, per il bene del calcio italiano

Uno spiraglio di luce di cui aveva bisogno il movimento, principalmente per ciò che concerne la scuola degli allenatori, da troppo tempo attanagliata dal nepotismo e della priorità del nome altisonante, prima delle ‘lacrime e sangue’. Maurizio Sarri, in tempi recenti, è stato probabilmente il precursore di una ritrovata gavetta sempre più accantonata. E allora Viva Dionisi, Viva Castori. Viva i percorsi meritocratici e la conoscenza acquisita sporcandosi le mani. Dalle urla delle gradinate di 100 tifosi prima dello sfarzo di stadi come l’Allianz, San Siro, l’Olimpico. Bentornata gavetta, per il bene del calcio italiano.