Sassuolo, De Zerbi: “Puntiamo l’Europa. Senza sarebbe finito il ciclo”

Sassuolo De Zerbi

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Interessante e lunga intervista dell’allenatore del Sassuolo, Roberto De Zerbi a La Repubblica. Il tecnico neroverde ha cominciato, parlando delle sue origini da calciatore, ovvero quando era un giovane del Milan. Recentemente, infatti, Costacurta ha rivelato che gli dava qualche botta in allenamento. Ecco le sue parole in proposito:
“Costacurta e gli altri vecchi draghi della difesa mi lasciavano certi tatuaggi. Noi scherziamo, ma era veramente così. Nei miei tre anni a Milanello ero un bambino al parco giochi. Vedevo da vicino giocatori del calibro di Roberto Baggio, Dejan Savicević, George Weah. Ricordo certi duelli in campo aperto fra il liberiano e Paolo Maldini che erano veri e propri kolossal. La serietà del club, poi. Al pomeriggio mi allenavo, ma al mattino andavo al liceo di Carnago. I miei risultati scolastici erano seguiti con severità”.

De Zerbi, poi, ha parlato delle sue sole 3 presenze in Serie A, tutte messe insieme con indosso la maglia del Napoli:
“Non sopporto chi piagnucola dicendo  che meritasse di più, quindi io dico che ne valevo di più, ma ne ho meritate solo 3. Ero un numero 10 in un periodo in cui tutti usavano il 4-4-2. In campo volevo divertirmi, non mi piaceva cambiare posizione. Se qualcosa non mi convinceva non mi adeguavo facilmente”.

Si passa dal campo alla panchina. Una delle prime esperienze, la prima in Serie A, fu con il Palermo. Zamparini ha dichiarato che fu un errore esonerare De Zerbi. Ecco cosa ne pensa l’allenatore del Sassuolo:
“Più grave l’errore mio ad andare”

Una volta cacciato da Palermo, De Zerbi fece uno stage da Bielsa. Il suo racconto:
“Un amico mi aveva procurato il suo numero di telefono. Gli spiegai chi ero, gli chiesi di poter assistere a un allenamento. In quel periodo Bielsa allenava il Lille. Mi richiamò lui in persona e invitò me e il mio staff a passare una settimana da lui. Un signore. Fu, poi, uno stage prezioso perchè ci dedicò ore, in cui ci spiegava il suo gioco. Bielsa è bravissimo, ma non è vero che ho preso tutto da lui. Per esempio, la gestione del ritmo. Le sue squadre vanno a mille all’ora, a me piace variare. Ciò che, in realtà, mi ha colpito è proprio lui come persona. Generoso, coerente e ricchissimo di valori, un uomo incredibile”.

Da Bielsa a Guardiola, un altro allenatore a cui si ispira. Le parole di De Zerbi sull’allenatore del Manchester City:
“Seguo diversi suoi principi, quelli del gioco posizionale. Servire l’uomo smarcatosi al di là della linea avversaria, il sunto è questo. Volendo schematizzare, i tre cardini che mi interessano sono la tecnica individuale, senza la quale non puoi palleggiare nella tua metà del campo, la comprensione del gioco, che passa anche attraverso concetti come la postura giusta nel ricevere e il passaggio preciso sul piede forte del compagno. In più aggiungo il coraggio di accettare l’errore. Lungi da me, però, passare per filosofo, ogni allenatore ha la sua scala di valori”.

Sull’etichetta di filosofo, De Zerbi ha dichiarato:
“Non mi piace. Nel calcio viene usata in senso dispregiativo. A Benevento si diceva che volessi fare bella figura io a scapito dei risultati della squadra. Avreste dovuto vederci negli spogliatoi di San Siro a festeggiare una vittoria sul Milan che spostava di appena 24 ore la retrocessione aritmetica. Non me ne fregavo dei risultati. Vero, tuttavia, che mi piace giocare all’attacco e che dedico l’80% del lavoro settimanale alla fase offensiva. Nasce da qui l’esigenza delle coperture preventive. Se lavorassi sulla difesa al 20% perderemmo tutte le partite. Allenando l’attacco, invece, curo le posizioni in modo da non farci trovare sbilanciati una volta persa la palla. E’ così che ho unito le due fasi”.

Sassuolo attualmente al secondo posto. Sul campionato in corso:
“E’ un campionato anomalo, le coppe ogni settimana incidono moltissimo. Non credo che si ritroverà una normalità prima dell 2021. Noi dobbiamo approfittarne, giocare una partita a settimana è un vantaggio enorme. Comunque diciamo pure che non firmo nulla, nemmeno per il 4° posto. Anche perché mi toglierei il divertimento di una stagione da decifrare”. 

Sulle ambizioni del Sassuolo, dunque, De Zerbi ha detto:
“Non ho problemi a dichiarare le mie ambizioni. Se il campionato scorso siamo arrivati ottavi, quest’anno vogliamo conquistare un posto in Europa. Il Sassuolo sta migliorando ancora, ma ha bisogno che almeno una delle prime sette buchi la stagione, perché sono più forti. O meglio, in realtà, non tutte sono più forti di noi. I nostri giocatori sono stati scelti uno per uno, nessuno è qui per caso. Boga è arrivato che non sapeva relazionarsi né con i compagni né con la porta, ma quanto a capacità di saltare l’uomo io gli metto davanti solo Messi. Ora gioca con la squadra e se ne sono accorti tutti. Locatelli è il miglior centrocampista italiano e non solo. Con la Nazionale, in Olanda, aveva davanti Wijnaldum, una colonna del Liverpool campione d’Inghilterra, eppure l’ha sovrastato”.

Su Boga e Locatelli, scartati da Chelsea e Milan:
“I grandi club hanno una logica differente, devi dare tutto e subito. Al Sassuolo è più facile concedere del tempo ed emergere. Per me Raspadori se continua così diventerà il centravanti della Nazionale. Un altro è Traoré che se riuscirà a mettere ordine e concretezza nelle sue intuizioni diventerà un gran giocatore. Se mostrano qualità e voglia di lavorare, qui li aspettiamo”.

Parlando di singoli, Berardi è un caso particolare vista la sua reticenza ad accettare di andare via. Ecco cosa ne pensa De Zerbi:
“Il suo caso è comprensibile soltanto conoscendo bene la persona. Berardi è un ragazzo genuino, consapevole della sua forza ma anche del fatto che è il suo ambiente a conferirgliela. I suoi amici, i suoi affetti. Domenico è spiazzante, perché siamo abituati a un mondo in cui tutti vogliono salire sempre di più, guadagnare di più. La sua permanenza felice al Sassuolo va contro le regole moderne”.

Senza il piazzamento europeo, cambiano le prospettive del Sassuolo. De Zerbi spiega:
Senza l’Europa, il ciclo di questo gruppo sarebbe concluso e l’anno prossimo si dovrebbe ripartire su basi nuove”. 

Sul suo futuro:
“Non è assolutamente detto che me ne vada, anzi. Potrei trovare molto stimolante giocare in Europa col Sassuolo se, appunto, riuscissimo a centrare la qualificazione. Non sarebbe male nemmeno impostare il nuovo ciclo”.

Sull’assenza di pubblico come arma in più per le piccole:
“Non è detto. Quando il Sassuolo va a fare la partita in un grande stadio e, a volte, succede che dopo 15 minuti abbia preso il possesso del match, la gente comincia a mugugnare contro i propri giocatori. Dalla panchina si avverte benissimo e io cavalco l’onda, avvisando i giocatori che la gente si sta meravigliando di noi. I miei, ormai, hanno imparato a percepirlo. A Torino, contro la Juventus, l’anno scorso, finì 2-2, ma l’intero Allianz Stadium rimase impresssionato dal Sassuolo”.

Sul Sassuolo post-sosta, De Zerbi:
“Sarà una squadra consapevole, resa più forte dalle convocazioni in azzurro, dalle vittorie larghe o in rimonta. Soprattutto dal fatto che in una giornata storta non abbiamo perso contro l’Udinese come sarebbe successo fino a un anno fa. In questo senso è stato utile vedere il Manchester City perdere contro il Lione in Champions a causa di tre contropiedi”.

Su Manchester City-Lione e su Guardiola che rimugina sulle sue scelte:
“La prima intuizione è sempre quella corretta. Sempre, chieda al mio staff. Ho visto Benevento-Napoli a casa da solo, ma prima della fine del match avevo già chiamato tutti i miei collaboratori dicendo che al San Paolo avremmo utilizzato la difesa a tre. Non la usavamo da un anno e mezzo e abbiamo vinto”.

Infine la rivelazione che questo Sassuolo non è ancora al massimo delle sue potenzialità, De Zerbi:
“Se devo essere sincero, il Sassuolo è ancora al 60% di quello che, in realtà, può fare. Sì, solo il 60”.