La Scozia fa scuola contro il razzismo. Le Federazioni prendano esempio

“Dobbiamo supportare pienamente le decisioni dei giocatori, e se decidono di lasciare il campo saranno autorizzati a farlo. Penso che tutti ne abbiano abbastanza delle multe simboliche qua e là e penso che serva un’azione adeguata ora, con nuovi divieti specifici e punizioni severe”. Brevi ma significative parole da parte di Steven Reid, collaboratore tecnico del Nottingham Forest. Il riferimento va all’ennesimo (presunto) episodio di razzismo verificatosi giovedì scorso, in occasione degli ottavi di Europa League tra Rangers Glasgow e Slavia Praga. Il giocatore degli scozzesi Glen Kamara ha accusato l’avversario Ondrej Kudela di avergli sussurrato nell’orecchio epiteti razzisti. Secondo quanto riferito, la frase incriminata sarebbe: “Scimmia del c***o!”.

Il club ceco ha rigettato celermente le accuse, anzi, ha puntato il dito contro i giocatori dei Rangers. Secondo lo Slavia, infatti, Kudela sarebbe stato aggredito nel tunnel dai giocatori scozzesi. La Federazione scozzese non ci sta e, in questi giorni, è previsto un summit d’emergenza per varare nuove misure contro ogni forma di discriminazione. Come citato in precedenza, Steven Reid ha chiesto un’importante cambio di direzione, con norme specifiche e nuove sanzioni pesanti che non lascino spazio all’intolleranza. La Uefa ha aperto un’indagine sugli accadimenti di Europa League ma, in attesa di riscontri, la Scozia ha deciso di muoversi con forza fin da subito. La Scottish Football Association, infatti, a seguito delle critiche da parte dell’avvocato di Kamara per l’eccessivo ‘silenzio’ sulla questione, afferma che, tale tema, sarà il “punto forte” della prima riunione di martedì del suo comitato consultivo per l’uguaglianza e la diversità.

Un vertice in grande stile, con il coinvolgimento diretto dei giocatori e delle parti sociali più sensibili verso il fenomeno. Il centrocampista del Livingston Marvin Bartley e l’attaccante scozzese Leanne Ross sono stati invitati come consiglieri. Insieme a loro ci saranno il presidente della PFA Scotland Tony Higgins, Jordan Allison di Show Racism the Red Card, Maureen McGonigle di Scottish Women in Sport e Sirri Topping dell’organizzazione benefica Leadership, Equality and Active Participation in Sports Scotland.

Fronte comune contro il razzismo

Un fronte comune forte, coeso con un unico obiettivo: estirpare questa piaga dal calcio. Marvin Bartley non le manda a dire e punta ad un modello che faccia da apripista in Europa: “Ci sono molti paesi in Europa che sono molto peggio di noi e stiamo cercando di fare tendenza”. Senza paura, senza freni e senza attenuanti. Perché il razzismo non ha attenuanti e non può essere, ancora una volta, trattato alla stregua di un imprevisto come un pallone sgonfio. Ancora nel 2021 il calcio si mostra sempre più fragile, inerme dinanzi al razzismo. Tante parole e pochi fatti, con priorità assoluta a fattori esogeni che nulla hanno a che vedere con lo sport. Con giustificazioni di basso rilievo come “Non si può lasciare il calcio in mano agli idioti e sospendere le partite, vincerebbero loro”. A quanto pare stanno ancora vincendo loro, perché il fenomeno è sempre più diffuso.

La Scozia sia il faro che possa illuminare le prospettive delle altre Federazioni perché, quantomeno, se non si vuole lasciare il calcio in mano agli intolleranti, lo si metta almeno nelle mani di chi il razzismo lo subisce e, una volta per tutte, vuole farsi portavoce di chi vuole solo urlare: “Basta!”. Senza slogan, né motti altisonanti. Un’azione dura, ferma, senza salvacondotti. Con poca retorica e tanta sostanza.