De Rossi: “Non perdonerò mai Luis Enrique”

Daniele De Rossi è intervenuto durante la diretta Twitch sul canale Bobo Tv di Christian Vieri. Queste le dichiarazioni dell’ex centrocampista di Roma Boca Juniors, a partire dal presunto interessamento della Fiorentina che gli avrebbe dato l’opportunità di iniziare la sua carriera di allenatore: “Al di là della squadra non ero pronto perché non avevo il patentino. Poi sull’essere pronto a livello personale lo sai solo e soltanto quando ci provi. Lo stesso ho detto per Pirlo quest’estate quando ha scelto di accettare una sfida complicatissima come quella della Juventus. Chiudo dicendo che iniziare in una piazza calda, che ti da quelle emozioni lì mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe”.

Sulla sua filosofia di calcio: Non c’è un calcio che posso dire mio. Tutti gli allenatori devono prendere sputi e ‘scopiazzare’ i migliori. Guardiola è il migliore di tutti, molto spesso scimmiottato ma difficilmente copiato. Io e Antonio (Cassano) abbiamo avuto modo di vederlo a Roma nella fase finale della sua carriera e capivi la qualità che aveva anche da calciatore. Da allenatore ha vinto tutto ovunque e il Barcellona ha fatto qualcosa d’incredibile facendo rendere al meglio anche i campioni come Messi”.

Sull’esperienza in Argentina: “Quando sono andato lì la passione per quel club mi è aumentata a dismisura. In Argentina vivono per il calcio e si parla del Boca dalla mattina alla sera. E poi c’è il River Plate che mi ha fatto innamorare per come vive il calcio. La rivalità l’ho sempre vissuta in maniera pura, non ho mai trovato un tifoso del River che mi offendesse. Il Boca però è qualcosa di enorme e per capirlo devi vivere in Argentina per capirlo. La gente, poi, ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre tifoserie. Dentro la Bomboniera vivi qualcosa di diverso da tutti gli altri stadi nonostante riconosca anche la superiorità tecnica e sportiva del River”.

De Rossi e i futuri colleghi: da Gattuso e Spalletti a Luis Enrique e Conte

Su Gennaro Gattuso: “Non avrei pensato che Rino avrebbe deciso di fare questo lavoro, ma adesso ha dimostrato di essere uno dei migliori in Italia”.

Su Luciano Spalletti: Al di là dei problemi ambientali che si sono creati nella sua seconda avventura a Roma ho trovato un allenatore fortissimo. Per me è uno degli allenatori più forti che abbia mai avuto. Ho avuto un rapporto bellissimo anche se caratterialmente non è semplice. A livello di campo e di idee è molto forte. Mi dispiace che non ha avuto una grande occasione in una big. Non ho però avuto solo lui come allenatori forti: ho lavorato con Capello e Lippi, due tecnici con un’idea di calcio diversa ma fortissimo. Spalletti è quello che mi ha influenzato di più, ma sbaglierei a non prendere esempio anche da chi ha idee differenti”.

Su Luis Enrique: “Quell’anno aveva una squadra buona, ma non fra le squadre più forti che ho visto a Roma. Dopo dieci mesi e tante critiche ha deciso di andarsene e non gliela perdonerò mai. Nonostante il poco tempo ci è entrato dentro. Ha cambiato il nostro modo di giocare. Se fosse rimasto a Roma non so se avremmo vinto quanto ha vinto col Barcellona ma di sicuro ci saremmo divertiti tanto”.

Su Paulo Fonseca: “È quarto in classifica e ha un calendario che potrebbe portarlo più in alto. Metterlo in discussione per è pura follia. È innegabile che contro le squadre più forti faccia più fatica, ma la società si è dimostrata dalla sua parte anche perché la squadra in campo dimostra sempre di sapere cosa fare. Non ci si può accontentare, è chiaro, ma credo che sia in linea con gli obiettivi stagionali e in futuro possa crescere ancora”.

Su Antonio Conte: “La mia esperienza con lui è finita in lacrime dopo l’eliminazione contro la Germania nonostante la nostra non fosse una squadra tra le più forti. E quello che siamo riusciti a fare e il gruppo che siamo stati in grado di costruire è stato tutto merito suo. Lo stimo non solo per quello che fa tatticamente, è un vincente. Ha un carattere particolare, ma è soprattutto un uomo leale. È difficilissimo essere un suo giocatore, ma è appagante”.

La Roma di ieri e oggi: da Totti a Pellegrini e Villar

Su Francesco Totti: “Era più taciturno di me nello spogliatoio, ma in una squadra serve anche quello che se sei sotto 2-0 sai che puoi contare su di lui. Non si è mai nascosto. Così come Pirlo. Eppure parlava poco persino con me che ero suo compagno di camera in Nazionale”.

Su Lorenzo Pellegrini: “Sta facendo il passo in avanti che gli si chiedeva. Da quando non fa più il trequartista vedo tanta concretezza con prestazioni da parte sua di alto livello. Ci sta provando, sicuramente è uno che si prende le sue responsabilità, non ha paura”.

Su Gonzalo Villar: “È forte. Ma fin dai primi scampoli di partita mi ha sempre dato l’impressione di saper cosa fare col pallone fra i piedi”.