Sirigu, la gogna mediatica e l’ira dei tifosi non aiutano il Toro

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Il momento del Torino è grave, non da oggi. Ormai, è dalla scorsa stagione che le cose vanno male, per colpa non si sa più nemmeno bene di chi. L’ambiente è in rotta di collisione con il presidente Urbano Cairo da tempo, da mesi manca anche solo un barlume di serenità. Si vede in campo, e si vede fuori. La gestione di Walter Mazzarri, probabilmente, ha mascherato i limiti di una rosa che allenatore dopo allenatore si regge su poche certezze. Una su tutte: Belotti. L’altro, almeno fino a qualche settimana fa, era Salvatore Sirigu. Intuizione geniale, quella di andare a prenderlo, a costo zero, dal PSG, nel 2017. Tutt’altro che finito, viene da stagioni importantissime, prima di finire, come i compagni, nel tritacarne.

Prestazioni opache, insicurezza, e l’impressione che non si possa contare nemmeno più su di lui. Bersagliato dalle critiche, domenica si è macchiato della più grave delle colpe. Ridere. O meglio, sorridere, chissà per cosa, uscendo dal campo. Un frame, un secondo, un attimo, colto dalle telecamere, a cui nulla sfugge. E diventato il simbolo dell’indifferenza per il proprio club. Come aggravante, la contemporanea presenza di Armando Izzo, ai margini del progetto e relegato costantemente in panchina. Anche lui, ovviamente, sorridente. “Tuttosport” ha definito quella di Sirigu “assurda allegria”. E noi ci chiediamo: sicuri che fosse allegria? Non è possibile che fosse invece malcelato nervosismo, dopo la rimonta subita per mano dell’Udinese? Basta poco, e questa non è una novità, a finire nell’occhio del ciclone.

Ma i tifosi e i giornalisti che gravitano, lavorano o semplicemente fanno il tifo per il Torino, sono sicuri di fare il bene della propria squadra? Le contestazioni sono sempre legittime, fintanto che restano nei limiti della normalità. Ma certi atti di accusa sembrano davvero fuori da ogni logica. Rientra in questa logica la retromarcia imposta dai social (e non solo) a Jacopo Segre, reo di aver postato una foto con la maglia di Dybala dopo il derby. Un gesto innocente, bello perché capace di fissare il calcio per quello che è, uno sport, da sempre deficitario di valori. Come il rispetto. Che secondo i tifosi Sirigu non ha avuto per loro, ridendo all’uscita dal campo. Forse sull’orlo di una crisi di nervi, ma poco importa.

Per una parte di stampa e tifosi tanto basta non solo per scaricarlo, ma anche per metterlo in croce. Pensando, speriamo in buona fede, di fare il bene di una squadra gloriosa come il Torino. Che certo ha bisogno di una scossa, ma non di vedere trascinati nel fango i suoi giocatori, specie per un sorriso.