Super League, tanto rumore per nulla

tanto rumore per nulla

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La Super League rischia di passare alla storia come la competizione più breve della lunga vita del calcio. Una competizione durata due giorni, tante polemiche, accuse, denunce, minacce e zero partite. Una battaglia tra sport ed entertainment durata un battito di ciglia: tanto rumore per nulla.

Rivolta inglese ed ufficialità

In Inghilterra i tifosi, sia dei club fondatori della Super League sia di quelli non inclusi nella nuova competizione europea, hanno messo in scena una vera e propria rivolta fuori gli stadi. Dopo l’ufficialità del Manchester City, tutte le sei squadre della Premier League che avevano contribuito a fondare la nuova Super League, hanno fatto un passo indietro spingendo verso il baratro la neonata competizione. Anche i calciatori, capitanati da Henderson, hanno espresso il loro parere fortemente contrario alla Super League.

Ceferin ha dato il suo bentornato al Manchester City, mentre l’Arsenal ha chiesto pubblicamente scusa per il suo “errore”:

Insomma, un dietrofront clamoroso da parte delle squadre britanniche che lasciano la Super League con sole sei squadre appese ad un filo molto sottile.

La Spagna vacilla

Con l’uscita di scena delle inglesi, che costituivano la metà delle squadre iscritte al torneo, anche le spagnole vacillano. Laporta aspetta il sostegno dei soci, mentre l’Atletico Madrid ripensa alla sua posizione con una riunione nella notte.

Il Real Madrid, con Florentino Perez presidente della Super League, non potrà che aspettare fino all’ultimo momento prima di decretare il fallimento del progetto, mentre lo stesso Florentino Perez ha annullato la sua intervista a Cadena Ser in programma per ieri sera.

L’Italia aspetta

Come loro solito, le italiane attendono prima di ufficializzare la loro posizione. Juventus, Inter e Milan, tra le prime ad annunciare la crezione del nuovo torneo, aspettano ora l’evolversi definitivo del fallimento prima di comunicare la caduta del progetto Super League.

Nella serata erano circolate voci di dimissioni da parte di Andrea Agnelli, voci che, per il momento, sembrano rientrate. Agnelli resta alla guida della Juventus, ma la Juventus non potrà portare avanti la “sua” Super League. Per la gioia anche degli altri allenatori italiani che, in primis De Zerbi, avevano espresso la loro posizione ampiamente contraria alla nuova competizione elitaria.

La Roma, che sembrava con il Napoli potesse essere tra le prossime squadre italiane invitate alla Super League, ha apertamente smentito e criticato la nuova competizione, mentre De Laurentiis… dormiva.

Il rifiuto del resto d’Europa

Dalla Germania, dalla Francia, dalla Turchia e dal resto d’Europa in generale è arrivata, invece, solo una netta contrapposizione alla nuova della Super League che ha contribuito a far sciogliere tutto il progetto come un cubetto di ghiaccio esposto al sole.

Bayern Monaco, PSG, le altre squadre tedesche, Aulas del Lione e tanti altri addetti ai lavori, hanno espresso la loro contrarietà alla competizione europea capitanata da Florentino Perez appoggiando, invece, la posizione di Uefa e Fifa.

E ora?

Tanto rumore per nulla. Eppure tutto questo dovrà per forza lasciare uno strascico. Nell’attesa di capire come ne usciranno le sei squadre ancora rimaste nella Super League (Real Madrid, Atletico Madrid, Barcellona, Juventus, Inter e Milan), il progetto Super League potrà servire per dare una scossa evoluzionistica all’Uefa, che nel frattempo ha ufficializzato il nuovo format della Champions League. Ma cosa sarà delle squadre fondatrici della Super League? In Inghilterra le sei squadre che si sono escluse dalla Superlega continueranno come se nulla fosse successo, come da cultura inglese. E in Italia? Cosa accadrà nella prossima riunione di Lega quando Agnelli, Marotta e Gazidis si ripresenteranno di fronte a tutti gli altri club?

La Roma, intanto, avrebbe già richiesto alle tre italiane fondatrici della Super League di ufficializzare il loro passo indietro. Tanto rumore per nulla. Era davvero necessario tutto questo?