Uefa, nota ufficiale contro il Mondiale ogni due anni: “Effetti negativi”

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(Photo by Harold Cunningham/Getty Images for UEFA)

Presa di posizione ufficiale del massimo organismo continentale calcistico: la Uefa. Il tema della discordia, neanche a dirlo, è l’ipotesi del Mondiale ogni due anni. Attraverso una nota, in queste ore, è stato pubblicato uno studio indipendente che dimostra gli effetti negativi economici che avrebbe la disputa della Coppa del Mondo su base biennale. Ecco il comunicato integrale.


“Uno studio indipendente condotto dalla rinomata società di consulenza Oliver & Ohlbaum su richiesta della UEFA, valuta l’impatto economico che una Coppa del Mondo biennale e un nuovo Calendario Internazionale delle Partite, sia per il calcio maschile che per quello femminile, progettati secondo il progetto presentato dalla FIFA avrebbe sulle associazioni nazionali europee.

I risultati allarmanti del rapporto, che sollevano forti preoccupazioni sulla sostenibilità del piano per le associazioni europee, si aggiungono a diverse osservazioni sugli effetti su varie aree del gioco e delle sue competizioni.

L’obiettivo annunciato di alleggerire l’onere del calendario per i giocatori è in contrasto con la duplicazione dei tornei finali, che vedrebbero ogni stagione terminare con una Coppa del Mondo o un campionato confederale. Tornei di tale intensità non possono essere ripetuti ogni anno senza aumentare lo sfinimento psicofisico dei giocatori, che di fatto si ritroverebbero a giocare anche più di un torneo a stagione, se tutte le partite di qualificazione fossero disposte in uno o due blocchi lunghi.

Aumentare il numero di tornei finali e ridurre le qualificazioni farebbe sì che i giocatori con i programmi più impegnativi giochino ancora di più, lasciando tutti gli altri con meno nel loro calendario. Lo stesso accadrebbe alle loro squadre nazionali. Le squadre che non raggiungeranno la fase finale del torneo nello schema proposto non solo giocherebbero meno partite in totale, ma perderebbero il contatto regolare con la loro base di tifosi a causa dei lunghi periodi di inattività.

Un calendario che non si adatta alle esigenze tecniche delle nazionali, non offre la possibilità di testare e introdurre gradualmente nuovi giocatori e che potrebbe esporli a giocare un intero ciclo di qualificazione senza infortunati chiave, avrebbe allo stesso tempo un impatto sui campionati , esponendoli a pause eccessivamente lunghe, che sarebbero dannose per tutti, soprattutto per chi gioca la stagione estiva e chi deve sospendere i propri campionati in inverno per motivi climatici. Un mese di attività delle squadre nazionali lascerebbe i giocatori non internazionali senza competizione mentre i loro colleghi internazionali giocherebbero intensamente. I club sopporteranno le conseguenze di tale incoerenza.

Il calcio femminile non sarebbe stato risparmiato, nonostante l’annunciata intenzione di raddoppiare il numero dei Mondiali femminili, poiché i tornei di punta non godrebbero più dell’esclusività del calendario e di tutti i riflettori, con impatti negativi garantiti in termini di visibilità e interesse di tifosi e media.

Insieme alla fine dell’Europeo Under 21, tutto il sistema dei campionati nazionali giovanili andrebbe rivisto e probabilmente ridimensionato, per effetto della contrazione delle finestre a disposizione per le nazionali di calcio.

Come rimarcato dal CIO, il piano di raddoppiare la frequenza della Coppa del Mondo avrebbe effetti preoccupanti su molti altri sport, i cui eventi chiave dovrebbero affrontare scontri di calendario senza precedenti e vedere i loro spazi invasi da un potente concorrente.

In questo oscuro contesto sportivo, la ricerca condotta da Oliver & Ohlbaum proietta una prospettiva profondamente negativa per il calcio delle nazionali europee, qualora il piano FIFA venisse attuato.

Sommando le perdite derivanti dalle entrate centralizzate (diritti media delle Qualificazioni Europee maschili e della Nations League; distribuzioni da UEFA EURO) e da fonti individuali come i biglietti e le sponsorizzazioni, le entrate per le federazioni nazionali europee potrebbero scendere tra 2,5 e 3 miliardi di euro su un ciclo di quattro anni, a seconda del numero di finestre abilitanti disponibili (due o una sola).

Facendo eco alle chiare obiezioni espresse in più occasioni dagli stakeholder europei e alla ferma e motivata opposizione annunciata dalle organizzazioni dei tifosi, la UEFA ritiene che cambiamenti radicali dovrebbero essere proposti solo se si traducono in benefici chiari e indiscutibili per il gioco e per i suoi attori”.