Ungheria, i giocatori non si inginocchieranno prima delle partite

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La federazione dell’Ungheria ha fatto sapere che inginocchiarsi prima del fischio di inizio delle partite è considerato un atto politico e quindi il simbolico gesto contro il razzismo nato negli stadi della Premier League inglese non sarà eseguito dai giocatori in campo.

La federazione ha altresì comunicato che continuerà a sostenere il rispetto e l’estrema condanna per ogni forma di odio e discriminazione come già fatto nel corso degli ultimi anni con la campagna “L’odio non va bene”.

Sempre secondo la federazione, questa decisione è stata presa seguendo quelle che sono le direttive della UEFA e della FIFA, che non autorizzano la politica in campo e negli stadi. Essendo questo gesto considerato a sfondo politico dalla stessa istituzione, le rappresentative calcistiche ungheresi si asterranno dal praticarlo, a partire, si presume, dagli imminenti campionati europei.

Non sarebbe però il primo caso di diniego del gesto da parte di calciatori o intere squadre. L’attaccante del Crystal Palace Wilfred Zaha scosse l’ambiente in Inghilterra quando lo scorso marzo, rifiutando di inginocchiarsi, sostenne che le istituzioni non stessero facendo abbastanza per combattere il razzismo se non con gesti divenuti desueti e poco efficaci come quello.

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Esempio opposto quello dello Slavia Praga nella recente sfida che li vide opposti all’Arsenal in Europa League: l’intera squadra rimase in piedi prima del fischio d’inizio opponendosi al gesto soltanto pochi giorni dopo la bufera che riguardò proprio il club ceco con il centrocampista Kudela accusato di razzismo nei confronti del giocatore dei Rangers Glen Kamara.

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Non resta quindi che vedere se l’Ungheria terrà fede al diktat della propria federazione nelle sfide che la vedranno coinvolta in questo Euro 2020 al cospetto di Portogallo, Francia e Germania.