“Zona Lazio”: Immobile&Caicedo, gemelli del gol nel recupero

Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images

L’ultima vittima è stata il Torino, rimontato dal 3-2 al 94′ con due gol fuori tempo massimo. La Lazio di Simone Inzaghi non è nuova a certe imprese, che definire impensabili sembra perfino riduttivo.

Quella che eravamo abituati a chiamare ‘zona Cesarini‘, ormai è superata: chiamatela pure ‘zona Lazio‘. Le due reti segnate nella città della Mole portano a 11 i gol segnati dopo il 90′ nelle ultime 4 stagioni dalla squadra di inzaghi. Della serie, non è finita finché non è finita. O per i boskoviani, “finché arbitro non fischia”.

Una storia, quella della Lazio specialista del recupero, che parte da Genova. Il 3 dicembre 2017 la Samp conduce 1-0 con gol di Zapata. Milinkovic-Savic accende la scintilla, che divampa al 91‘, quando Felice Caicedo lascia la zampata da 3 punti.

La parabola passa anche dalla Sardegna. L’11 marzo 2018 Ciro Immobile riprende una partita che sembrava persa, firmando il 2-2 contro il Cagliari al 95‘.

Sempre Immobile, sempre la Samp. Rigore al 96‘, che sembra valere i 3 punti alla squadra di Inzaghi. Mai dire mai, lo insegna la Lazio: Saponara qualche secondo puù tardi sigla il 2-2 definitivo. Chi di recupero ferisce…

Il 19 ottobre 2019 la Lazio firma la rimonta delle rimonte. All’Olimpico arriva l’Atalanta, e fa la voce grossa. Anzi, il vocione: 0-3 in 45′. Partita in cassaforte? Macché. La squadra di Simone Inzaghi si sveglia e firma un’impresa, conclusa – che da chiederlo? – nel recupero: Immobile al 92‘ firma un 3-3 che ha di miracoloso. E lancia la sua squadra in una cavalcata che per qualche mese farà parlare di ‘Scudetto‘ dalle parti di Formello.

Lo scorso autunno si apriì la stagione delle rimonte. Il 24 novembre Caicedo entra dalla panchina contro il Sassuolo e lascia ancora una volta il segno sulla partita con una zampata da 3 punti, al 91‘.

Non vale una vittoria, ma ha un sapore speciale: anche contro la Juventus, Caicedo lascia il segno in pieno recupero. Era il 7 dicembre, era il 95‘. Era una notte indimenticabile per la Lazio, vittoria per 3-1 sulla squadra allenata da Maurizio Sarri.

Si parla spesso di specialisti. Per segnare così tanto nel recupero serve lucidità, e un pizzico di follia. Doti che non mancano certo a Felipe Caicedo, 9 giorni più tardi il gol alla Juve. Oltre un anno dopo, a capitare nella zona Lazio è di nuovo il Cagliari. Simeone parte forte e illude i sardi, ma i biancocelesti si sa, escono tardi. Luis Alberto impatta al 93‘, Caicedo sigla il gol vittoria (un altro!) al 98‘.

Con l’inizio del nuovo decennio, scatta la staffetta, e il goleador del recupero torna ad essere Immobile. Che per la verità, nell’ultimo anno ha segnato un po’ sempre e un po’ da ogni posizione. Ma in quei minuti caldi c’è un gusto speciale, che ci volete fare. Chiedetelo al Brescia, passato in vantaggio con Balotelli lo scorso 5 gennaio, e poi ribaltato da una doppietta di Ciro. Il secondo gol arriva al 91‘: il dolce migliore da trovare nella calza della Befana.

Non sa di 3 punti, già abbondantemente conquistati a Verona lo scorso 26 luglio, ma odora di Scarpa d’Oro. La doppietta nel 5-1 inflitto alla squadra di Juric Immobile la chiude al 94‘, dagli 11 metri.

Arriviamo ai giorni nostri, quando le storie dei due gemelli del gol nel recupero si incontrano.

Il momento in cui la Lazio affronta il Torino è a dir poco complicato, tra le assenze e il presunto caso Covid che rende il clima poco limpido. Il Torino conduce una gara di nervi, e si mantiene sul 3-2 a una manciata di minuti dalla fine. Sembra davvero finita, questa volta, per la squadra di Simone Inzaghi. Sembra

Poi ci pensano loro. Un rigore causato da un fallo di mano di Nkoulou viene trasformato da Immobile. E’ il 95‘. Mai troppo tardi, per una squadra che non smette mai di crederci.

Ciro era entrato nella ripresa. Come Caicedo, che al 98‘ colora il silenzio dell’Olimpico di Torino con un urlo di gioia. Un altro arrivato nel recupero. Una squadra immortale, con una storia incredibile.

‘Il calcio è strano’, direbbe qualcuno. Ma c’è di più.

Qui si parla di una squadra che non muore veramente mai. E crederci fino alla fine, contro chiunque, su ogni campo, è una dote che contraddistingue questa Lazio. Non a caso, più sono cresciuti i risultati e le rimonte impossibili, più la squadra è cresciuta nel rendimento.

La condizione mentale fa tanto. E questa squadra dimostra di avere una forza, di testa, a volte impressionante.

Perché il calcio è un gioco, ma anche una battaglia. E arrendersi prima della fine è l’errore peggiore possibile. Specie se dall’altra parte c’è la Lazio di Simone Inzaghi.