AIC, Calcagno attacca: “Non si può continuare a giocare così tanto”

(Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

Umberto Calcagno, il presidente dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori), è stato intervistato dal quotidiano Il Corriere della Sera. Calcagno, in carica dal novembre 2020, ha dichiarato ai taccuini del Corriere, quanto stiano diventato preoccupante il ritmo con cui si sta giocando in Italia, in primis per la salute dei giocatori.

Non è nuovo, infatti, il problema dei numerosi infortuni dei calciatori che si vedono costretti a giocare partite ogni 3/4 giorni, specialmente in Serie A. Di conseguenza anche i club stanno risentendo del ritmo serrato del calendario. Di seguito sono riportate le parole di Calcagno, anche a tutela dei calciatori delle competizioni minori:

TUTELA DEI CALCIATORI. “Ci sono due direttrici. La prima è la tutela della salute dei grandi calciatori, con più di 70 partite a stagione, 50 delle quali con meno di 4 giorni di recupero: il punto fermo sul quale tutti i calciatori sono d’accordo è che non si può continuare a giocare così tanto. Le finestre Fifa ad esempio vanno riviste. Secondo: non contrastiamo la ricerca di nuove risorse, ma alle nuove competizioni ci si deve arrivare con il merito sportivo. Altrimenti c’è il rischio di svilire i campionati interni”.

SCIOPERO. “Con meno partite in competizioni più ricche non è detto che si debba guadagnare meno. Il top player si pone il problema di svolgere la sua attività professionale in maniera diversa, con meno partite e meno viaggi, per fornire prestazioni migliori”.

GIOCATORE MEDIO. “Ha paura che si crei un dislivello più ampio fra 3-4 squadre e le altre, senza una redistribuzione adeguata. E questo deve essere il timore di tutto il sistema”.

RIFORMA TABU. “No, assolutamente, l’abbiamo già discussa e deliberata in consiglio direttivo, ma ci interessano prima le regole e sapere quali sono le nuove risorse per B, C e dilettanti. La diminuzione delle squadre non deve essere il punto di partenza”.