Besiktas, Pjanic: “Mi piacerebbe tornare in Italia, Allegri il migliore”

Miralem Pjanic, centrocampista del Besiktas, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue dichiarazioni.

Besiktas, le parole di Pjanic

Besiktas Pjanic
(Photo by OZAN KOSE / AFP) (Photo by OZAN KOSE/AFP via Getty Images)

SULLA GUERRA – “Vedere che cosa succede in Ucraina mi riporta al 1996. Avevo sei anni e tornavo per la prima volta in Bosnia. Non dimenticherò mai la prima immagine che ho stampata in testa: i carri armati americani che girano per le strade per dare sicurezza alla gente. I soldati mi salutavano e io li salutavo, scendevano e distribuivano le caramelle ai bambini”. 

SU TURCHIA-ITALIA – “Bene, Istanbul è bellissima… a parte il traffico. Io però non ho perso di vista l’Italia, è la mia seconda casa. Tornare? Mi manca, sinceramente. Io tornerei molto volentieri. Per farvi capire, l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale mi ha colpito, come se fossi italiano anche io”. 

SULL’INTERESSE DELLA JUVE IN ESTATE – “Due contatti ci sono stati poi non abbiamo definito nulla e non per una questione economica. Per me non era una questione di soldi, anche ora vorrei essere importante in un progetto e vincere lo scudetto. Ho fame, esperienza, quasi 700 partite: penso di poter aspirare a obiettivi alti, no?”.

SU ALLEGRI – “A me tutte quelle critiche sembrano una follia. Io stimo molto Allegri, come allenatore e ancora di più come persona. Mi sembra la persona più giusta per la Juve e i risultati dicono che l’ha risistemata. Nessuno invece dice che sotto pressione è il più bravo”. 

SU INTERJUVE 2018 – “Mi viene da dire basta, parliamo d’altro. In quell’azione, io sono saltato così, non volevo di sicuro fare male. Certo, so che potevo prendere il secondo giallo, ma secondo me la prima ammonizione era stata sbagliata. Anni dopo, mi piacerebbe che si ricordasse la nostra grande rimonta, non una decisione di Orsato”. 

SU INTERJUVE OGGI – “Per me è 50-50, ma può decidere anche Paulo Dybala. Credo che Allegri lo farà giocare dall’inizio. Paulo ha la testa da campione, si farà sempre trovare pronto”.

SULL’ADDIO DI DYBALA – “Ho scritto subito a Paulo quando l’ho saputo, perché per me è un amico, mi è sempre piaciuto giocare con lui. Gli ho scritto che è un grande campione e lui ha risposto “grazie, fratello, ti voglio bene”. Credo di capire come si senta, lui non si è mai tirato indietro anche se stava male, non ha mai scelto di non giocare per salvaguardare se stesso. Però capisco anche la società, che è stata molto chiara. Credo abbia scelto un progetto diverso, con calciatori più adatti a quell’idea”. 

SUL FUTURO OLTRE IL CALCIO – “Investimenti. Ho molti appartamenti in Lussemburgo e ho investito in un fondo americano, con Matuidi e altri nazionali francesi. C’è anche Dybala. Ci occupiamo di nuove tecnologie”. 

SU SARRI – “Sarri è pazzo del calcio, un grandissimo allenatore. L’errore è stato un altro: mi sono fissato sul numero di palloni da giocare, i famosi 150 palloni, e ho perso di vista il mio calcio”.

SU KOEMAN – “Non potevo continuare con lui. Il suo modo di fare è stato irrispettoso. Laporta ha preso una grandissima decisione con Xavi: ora il gruppo è unito e ognuno sa che cosa deve fare”. 

SUL MIGLIOR TIRATORE DI PUNIZIONI – “Messi. Io le ho provate due volte a settimana, 20-30 minuti ad allenamento, per tutta la vita. Lui le prova una, due volte all’anno e calcia così”. 

SUL GIOVANE DA SEGUIRE – “Gavi. Appena l’ho visto, ho detto “questo ragazzo conosce il calcio, per me gioca”. Se sei più veloce con la testa, puoi anche essere alto 1.60 ma stai in campo”.