Calcio e… Musica: Zlatan Ibrahimovic, a muso duro

Ibrahimovic

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

“Con un piede nel passato. E uno sguardo dritto e aperto nel futuro”. Zlatan Ibrahimovic, l’eroe dei due mondi. L’eroe di un passato già scritto e indelebile, ma anche di un futuro che lui stesso si sta costruendo. Contro la logica di una carta d’identità che non può far paura a uno come Zlatan e contro lo scetticismo generale al suo ritorno al Milan. Chiacchiere. A cui Ibra potrebbe aver risposto alla sua maniera, che poi è anche quella di Pierangelo Bertoli: “Ho sempre odiato i porci e i ruffiani. E quelli che rubavano il salario. I falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario”. Contro tutto e tutti, sempre e da sempre.

Ma Ibra è così: la sua è una faccia tosta di chi sa che alla fine avrà ragione lui. Una consapevolezza arrogante, o un’arroganza consapevole. Fate voi. “Canterò le mie canzoni per la strada e affronterò la vita a muso duro. Un guerriero senza patria e senza spada”. Senza patria, sì. Zlatan ne ha girati di Paesi, ne ha viste di città. Tutte, in qualche modo, se le è prese. Del resto, stiamo parlando di uno svedese con padre bosniaco e madre croata. Ibra una patria non sa proprio che cosa sia, anche se la Milano rossonera lo ha adottato come un figlio. Lui si definisce il Dio della città, e dopo il derby dominato in lungo e in largo con il suo fisico statuario e la sua psiche più forte di quella degli avversari, non ha poi tutti i torti.

Zlatan che ha la licenza di muoversi e di andare dove vuole. Come sempre fatto in carriera, ma ora forse ancora di più. “Non ho ordini precisi di lavoro”. Pioli glielo lascia fare e più che volentieri: Zlatan arretra a prendersi il pallone tra i piedi in fase di possesso, si allontana quando i suoi sono schiacciati dietro per raccogliere un lancio lungo e far ripartire l’azione. Ibra c’è. Con il piede nel passato che lo rende l’uomo che è ora, ma con lo sguardo nel futuro di chi ha ancora tanta fame. Come il leone postato su Instagram. E a muso duro come Bertoli. Due che hanno “fatto mille viaggi nei deserti perché volevo dire ciò che penso, volevo andare avanti ad occhi aperti”. Finché Zlatan è questo, il Milan può sognare.