Casillas, quello che i tweet non dicono | Gli sponsor abbandonano l’ex portiere

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Casillas nel caos dopo il tweet sull'omosessualità

Casillas, la presa non è più salda come un tempo. Non si tratta di abilità fra i pali, quella resta indiscutibile anche adesso che ha smesso, ma talvolta le mani sarebbe meglio tenerle in tasca piuttosto che twittare spasmodicamente. Tutto comincia qualche giorno fa, quando dall’account dell’ex Real Madrid si legge: “Spero mi rispettiate, sono gay”. Tripudio e felicitazione. I follower cominciano a condividere freneticamente il tweet con la rivelazione: 164mila interazioni, 2,3 milioni di engagement, 1,3 trilioni di portata generale dell’argomento.

Significa che, per ore, dentro e fuori dal Web, non si è parlato di altro. A intensificare un annuncio di portata incredibile anche il commento di Puyol: “È ora di raccontare la nostra storia, Iker”. Doppia rivelazione, dunque. Gli ingredienti per argomentare una questione complessa come quella dell’omosessualità nel calcio ci sono tutti: giubilo anche da parte delle organizzazioni LGBTQ+ che plaudono l’ex estremo difensore per essere uscito dal muro di omertà che ancora pervade il calcio rispetto a certe argomentazioni. Josh Cavallo insegna, forse.

Casillas, la gaffe costa cara: cos’è successo dopo il coming out smentito

Dopo queste premesse, sembrava che la questione – anche in termini di dibattito – avesse preso il largo. Qualche ora dopo l’esplosione della tempesta mediatica, però, Casillas smentisce e ritratta tutto: “Mi hanno hackerato il profilo, chiedo scusa a tutti. Anche e soprattutto alle associazioni LGBTQ+”. Dietrofront che fa rumore: l’hackeraggio sembra mettere a tacere qualcosa che non torna. Non tanto per le manie di complottismo e persecuzione che ha scatenato qualcuno, quanto per alcune indiscrezioni uscite su Marca che sottolineerebbero come Casillas abbia tirato in ballo la storia della presunta omosessualità per scacciare le voci riguardo a presunti flirt.

Casillas gay
L’ex estremo difensore sopraffatto dalle critiche

Campanello d’allarme che ha spostato gli equilibri: le associazioni LGBTQ+, che prima hanno applaudito l’ex portiere, finiscono per dissentire. Neanche la motivazione dell’hackeraggio convince abbastanza: “Le nostre battaglie non sono uno scherzo”, scrivono su Twitter. La vicenda diventa un boomerang anche per via della ritrattazione di Puyol: proprio l’ex Barcellona mette nei guai il collega, in questo Derby della diplomazia, bolla il proprio commento come uno “scherzo di cattivo gusto”. Il contesto s’inasprisce quando lo stesso Casillas scherza qualche giorno dopo il misfatto: “Sono spagnolo”, scrive, facendo il verso al suo tweet precedente.

Dietrofront degli sponsor

La parola chiave, a questo punto, viene sdoganata: se si tira in ballo la burla, nelle versioni ufficiali, allora non si tratta più di una svista. Lo pensano i milioni di fan che prima smettono di seguire l’ex portiere su Twitter (3 milioni di follower persi in circa mezz’ora) e poi continuano indignati a postare cinguettii di sdegno: la situazione degenera. Al punto che quella che doveva essere una shitstorm social diventa questione concreta fuori dalla Rete. Secondo le recenti stime, Casillas non avrebbe perso soltanto i follower, ma anche qualche milione tra sponsor e partnership.

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Prospettiva che certamente non fa piacere all’ex calciatore, alcuni brand si rifiutano di fare accordi con l’ex portiere perchè hanno paura di compromettere la propria credibilità. Casillas finisce nella bufera: bollato come poco credibile e quello che doveva servire per placare le acque, in realtà, ha scatenato una tempesta. Le scuse non bastano più, il tempo potrà aggiustare ogni cosa ma più passano i giorni e più diventa complicato. Le uscite a vuoto si pagano, talvolta a caro prezzo: lo sa bene Iker. La Rete, se incontrollata, può cambiare il destino di un campione. Non sempre, però, è una questione di campo.