Comunicazione nel calcio: Buffon, Petrachi, il caso in Galles

La comunicazione nel calcio è spesso sottovalutata, ma costituisce il biglietto da visita delle società e dei personaggi che gravitano loro attorno. A volte esternazioni fatte con leggerezza riecheggiano per mesi nelle orecchie di tifosi e appassionati, promosse dall’enorme cassa di risonanza dei social.

Il caso Buffon

Come dimenticare i “fruttini” e il “bidone dell’immondizia al posto del cuore” di Buffon dopo l’eliminazione dalla Champions League nel 2018 contro il Real Madrid?!
La cocente delusione ha dato vita a un vero e proprio delirio del portiere bianconero, che al termine della partita ha speso parole poco eleganti per l’arbitro Oliver. La colpa del direttore di gara è stata quella di aver assegnato un rigore “dubbio” ai Blancos allo scadere.

Comunque la si guardi, il fiume in piena del Gigi nazionale è stato ben fuori dalle righe e ha diviso lo stivale calcistico tra la giustificazione e la condanna. Un finale incandescente come quello sicuramente genera reazioni sull’onda dell’emotività, ma le parole dette sono state forti. Contestualizzarle al momento storico della carriera di Buffon, che aveva da poco compiuto 40 anni, è un doveroso esercizio di buonsenso; tuttavia, dall’altro lato, resta un’amarezza espressa in un modo tutt’altro che costruttivo.

Il caso Petrachi

Un altro episodio di comunicazione controversa nel calcio è accaduto lo scorso campionato, dopo Roma-Cagliari nella settima giornata. La partita è terminata 1-1 con la rete del 2-1 di Kalinić annullata allo scadere per un contatto con il difensore rossoblù Pisacane. In quell’occasione l’allora DS giallorosso Gianluca Petrachi ha ecceduto in uno sfogo non diverso da quello di Buffon nei contenuti, seppur meno irriverente nei toni.

L’uso del termine “ballerine” e l’accostamento all’espressione “gioco maschio”, uniti al paragone con la danza classica, hanno detonato una bomba di comunicazione indelicata e superficiale.

Pure in quell’occasione i commenti in merito a queste dichiarazioni sono stati molti, la maggior parte dei quali di dura reprimenda. Si può comprendere, di nuovo, il momento concitato e la reazione a caldo, ma nell’epoca del “politicamente corretto” esprimersi così è stato un clamoroso autogol.

Il caso in Galles

Connah’s Quay Nomads

Di episodi simili ne succedono a centinaia in ogni angolo di mondo in cui rotoli un pallone. Il più recente e particolare è quello accaduto in Galles che coinvolge l’allenatore del Connah’s Quay Nomads, squadra della Welsh Premier League residente nell’omonimo villaggio del Flintshire.

Lo scorso giovedì la squadra gallese ha ospitato i georgiani della Dinamo Tbilisi nel secondo turno di qualificazione all’Europa League. Nei giorni precedenti la gara, come da protocollo UEFA, gli atleti si sono sottoposti al tampone per il Covid19 e ne sono emerse tre positività. La stessa società ne ha dato notizia martedì in un comunicato. Nella nota si legge anche che un quarto calciatore ha accusato dei sintomi riconducibili al virus, pertanto è stato sottoposto a isolamento domiciliare al pari degli altri tre.

La gara si è giocata lo stesso nel rispetto delle misure sanitarie previste e i padroni di casa sono stati sconfitti per 1-0. Al termine della partita il tecnico Andy Morrison ha rilasciato un’intervista a BBC Sport in cui ha ripercorso le giornate dei suoi calciatori prima di scendere in campo. Con uno stile di comunicazione ruvido e pragmatico, ha parlato di tre suoi calciatori che nella notte erano stati poco bene ma li ha schierati ugualmente in campo per necessità.

Nei Nomads, infatti, erano già presenti numerosi infortuni che hanno ridotto la rosa a 14 elementi convocabili. Per questo l’allenatore si è espresso dicendo di “aver dovuto chiudere un occhio” e di aver ricevuto indicazioni di tacere sulle precarie condizioni dei suoi calciatori.

FAW-Football Association of Wales

La Federazione gallese ha condannato duramente queste dichiarazioni in una nota ufficiale comparsa il giorno dopo la partita, venerdì 18 settembre. Innanzitutto esprime la soddisfazione dei vertici federali per aver disputato la gara in tutta sicurezza, di concerto con le istituzioni UEFA e quelle nazionali. Nella chiosa finale del comunicato si legge, poi, che la Federazione ha richiesto ai Nomads le osservazioni in merito alle dichiarazioni del tecnico; inoltre la stessa Federazione ha avviato un’indagine per un’eventuale infrazione delle linee guida federali.
Le parole del tecnico, infatti, lasciano sottintendere una disattesa dei protocolli sanitari e mettono la Federazione in cattiva luce.

Il ruolo della comunicazione nel calcio

Nonostante il calcio resti nell’essenza ciò che avviene nel terreno di gioco, è evidente che le vicende esterne al rettangolo verde assumono sempre più peso. Nell’era del digitale, del politicamente corretto, della comunicazione “istituzionale”, è importante saper confezionare il messaggio nella forma corretta e scevra da possibili interpretazioni alternative.

Le parole assumono pesi e significati diversi sulla base di tante variabili e la facilità con cui vengono diffuse nell’etere impone cautela. Ciò che deve sempre essere tenuto in considerazione è il ruolo del calcio, prima, e della comunicazione poi. Il calcio è vetrina di comportamenti e personaggi, idoli delle piazze. La comunicazione è l’abito con cui questa vetrina si orna.