Veni, vidi, vici: cosa ci ha detto ieri Genoa-Roma

OneFootball - (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

Si narra che Giulio Cesare nel 47 d.C. sia tornato dalla battaglia di Zela (oggi Zile, nella porzione orientale della Turchia) dicendo Veni, vidi, vici. L’espressione, che letteralmente significa “Sono andato, ho visto e ho vinto” si usa notoriamente per indicare una vittoria rapida e indolore, pertanto sembra adatta a descrivere Genoa-Roma e la trasferta ligure dei giallorossi.

La vittoria c’è stata, la rapidità anche (da tabellino tutti i gol si sono consumati entro l’85°; non ci è voluta nemmeno un’ora e mezza, quindi) e la sofferenza è stata minima. È vero che la partita è stata una costante tensione, ma di pericoli veri e propri il Genoa ne ha creati pochi: la rete di Pjaca è arrivata al primo squillo rossoblù, dopo cinque minuti dalla ripresa; poi c’è stato un brivido con la “puntata” di Scamacca, che non ha inquadrato la porta con Pau López in traiettoria; conclude il trittico delle occasioni genoane il gol annullato a Destro per fuorigioco.

La Roma è stata in totale controllo della partita e il passivo del Genoa poteva essere di gran lunga più pesante: oltre ai tre gol realizzati, i giallorossi ne hanno creati – e mancati – almeno altri cinque: nel primo tempo un’occasione di Mayoral e quel tiro di Mkhitaryan deviato sulla traversa da uno straordinario intervento di Perin; nel secondo tempo due incursioni di Bruno Peres in cui avrebbe potuto fare meglio e il piattone di Cristante a tu per tu con il portiere rossoblù.

I singoli

OneFootball – (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

In Genoa-Roma, la vittoria è stata propiziata da un Mkhitaryan trascinatore in grande spolvero, autore della tripletta. Non ha fatto rimpiangere l’assenza di Edin Džeko nemmeno quando, all’uscita di Mayoral, Fonseca l’ha spostato a prima punta.

Grande merito va dato anche a Pedro, l’altra pedina fondamentale nello scacchiere tattico – e tecnico – della Roma: lui e l’armeno sembrano trovarsi e intendersi a meraviglia, sembrano parlare una lingua diversa dagli altri.

Arretrando verso il centrocampo, da elogiare è anche la coppia che fa filtro e smistamento del pallone: Veretout e Pellegrini. L’uno recupera palla, l’altro la distribuisce; l’uno ripulisce il gioco, l’altro mette ordine. La divisione dei compiti, però, non è così netta. Il francese non è solo quantità e il romano non è solo qualità. È di Veretout l’angolo su cui Mkhitaryan segna il primo gol allo scadere del primo tempo: Pellegrini, incaricato dei calci da fermo, fino a quel momento aveva avuto tutt’altro che un buon apporto nelle situazioni di palla inattiva; per tutto il resto della partita, infatti, se ne occuperà Veretout. È ancora del francese l’appoggio a Bruno Peres in una delle due occasioni mancate dal brasiliano, al termine di una percussione centrale palla al piede che ha trafitto la difesa del Genoa.

La nota stonata è stata la sostituzione forzata di Spinazzola al quarto d’ora, di certo l’uomo più in forma della Roma in questo avvio di stagione. Il subentrato Bruno Peres, comunque, non ha sfigurato, al netto di alcune sbavature.

Le note dolenti

OneFootball – (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

Cercando di evitare i facili entusiasmi, Genoa-Roma ha messo un’enorme freccia anche su alcuni tasselli scollati dal mosaico finora descritto. Tra tutti, il reparto difensivo è quello che ieri ha funzionato meno: le occasioni concesse al Genoa sono state poche, ma sono venute tutte da errori individuali. Nel gol di Pjaca una disattenzione di coppia di Smalling e Ibañez spalanca al croato la via verso Pau López; in quello annullato a Destro è ancora l’inglese a distrarsi. Il brasiliano, invece, si è reso protagonista di alcune uscite sbagliate palla al piede.

Un’altra nota negativa è stata Pau López: la sua costruzione dal basso è passata quasi sempre per vie centrali, spesso sul vertice basso di centrocampo pressato. I suoi rinvii sono stati spesso preda dei rossoblù, in quanto andavano a cercare Pedro e Mkhitaryan, svantaggiati nei duelli aerei; un netto miglioramento c’è stato con l’ingresso di Cristante e l’indicazione, sul finale di partita, di rilanciare su di lui. In occasione del gol invalidato di Destro, inoltre, il portiere spagnolo è stato impacciato nell’uscita e la palla gli passa tra le gambe. Chi credeva che il forfait di Mirante fosse il preludio a un suo ritorno da titolare tra i pali giallorossi, si deve probabilmente ricredere.

A metà tra nota dolente e aspetto positivo si colloca Borja Mayoral. La sua partita ha fatto notare alcuni movimenti che nelle precedenti apparizioni erano mancati e che aveva mostrato timidamente contro il Cluj. Ben lungi dall’essere al centro delle manovre d’attacco come lo è Džeko, ha reso un discreto servizio di sponde, appoggi e smarcamenti. Il suo compito, comunque, resta quello di segnare e in quel senso ha avuto una sola occasione tra i piedi: l’uso che ne ha fatto non è stato dei migliori, “ciabattando” un passaggio verso il centro anziché tirare in porta.

Tirando le somme

La vittoria giallorossa in Genoa-Roma evidenzia ancora una volta come la banda di Fonseca sia una una squadra in crescita, capace di sopperire col gioco corale alle assenze e alle sbavature dei singoli. Gli aspetti da registrare e rivedere ci sono e la pausa Nazionali servirà a questo. Il blocco dell’ASL, inoltre, mette nelle condizioni Fonseca di lavorare con una consistente parte del gruppo che altrimenti mancherebbe da Trigoria.

Dopo Genoa-Roma e la vittoria dei giallorossi, la classifica dice quarto posto e 14 punti, in parità col Napoli. La vetta del Milan dista tre lunghezze e davanti v’è solo il Sassuolo; le altre contendenti per la Champions League sono, al momento, tutte alle spalle dei giallorossi: Juve e Atalanta a 13, Inter a 12, Lazio a 11. Il ricorso per la sentenza della sconfitta a tavolino contro il Verona, inoltre, potrebbe portare un punto in più e allora i giallorossi scavalcherebbero il Napoli e raggiungerebbero il Sassuolo a -2 dalla cima.

In una Serie A anomala come quella attuale, questa Roma potrebbe dire la propria nelle zone nobili della classifica. Juric ieri, a margine della partita col Milan, l’ha annoverata tra le pretendenti al titolo. È un salto forse troppo grande per una squadra che negli ultimi anni si è sempre, puntualmente, spenta dopo la pausa natalizia; inoltre i suoi trascinatori sono tre ultratrentenni di cui è fisiologico attendersi un calo. Per il momento, è il caso di godersi l’alta classifica e provare a dare quanta più continuità possibile ai risultati arrivati finora.