La costruzione dal basso: necessità, virtù o cattiva abitudine?

Costruzione dal basso

La manovra dalla difesa in uno schema tattico

Nel calcio moderno, dopo la rivoluzione del Barcellona di Guardiola, la costruzione dal basso ha conquistato il cuore di tanti allenatori, soprattutto nei top club europei. Eppure, molto spesso, impostare la manovra dalla difesa comporta un rischio costante: perdere palla nella propria trequarti campo può voler dire subire gol. Proviamo ad analizzare, quindi, perché così tante squadre ricerchino costantemente questo dettame tattico.

Necessità

Innanzitutto, la costruzione dal basso è una necessità. Nel corso degli ultimi quindici anni il numero di registi e di trequartisti si è ridotto di molto. Seguendo il modello Barcellona, moltissime squadre hanno optato per il 4-3-3, modulo con prevede l’utilizzo di un fantasista dietro le punte. Inoltre, vista la mancanza di registi, spesso si opta per un mediano incontrista, o di contenimento, da porre davanti alla difesa per fare schermo ai centrali.

E la poca qualità tecnica dei centrocampisti, che agiscono nell’area di campo con maggiore densità, ha portato alcuni allenatori a cambiare il polo principale di costruzione della manovra. Oggi, i principali registi della squadra sono i centrali difensivi e uno dei due terzini.

E questo discorso vale anche per le squadre che adottano il 3-5-2. Uno dei tre centrali ha compiti prettamente difensivi e di marcatura, mentre gli altri due si occupano delle coperture preventive e, in fase di possesso, di mettere in atto la costruzione dal basso.

Virtù

Ma questo accorgimento tattico, se messo in pratica a dovere, può rappresentare anche una grande virtù. Infatti, una squadra che gioca con la costruzione dal basso può usare la fase di possesso per riprendere fiato. Nelle scuole del grande calcio si dice che la squadra si riposa con il pallone tra i piedi. Non si corrono rischi e si permette agli esterni di rifiatare.

Il problema nasce però dalla qualità che si utilizza per questo possesso palla volutamente sterile. Perché perdere la sfera nei pressi della propria area vuol dire spesso subire gol, o comunque regalare agli avversari un’importante occasione per far male alla difesa.

Cattiva abitudine

E quando la costruzione dal basso viene messa in atto da difensori tecnicamente impreparati, o da portieri che, per natura del loro ruolo, non sono a proprio agio nel dover trattare il pallone con i piedi, ecco che questa tattica diventa un problema. Anzi, di più: una cattiva abitudine.

Perché nel corso delle ultime stagioni si sono susseguiti errori e orrori indicibili, spesso perpetrati dai soliti protagonisti. E prendere gol su errori di impostazione della manovra è imperdonabile. E nonostante il fascino dettato dal Tiki-Taka, non tutti possono permettersi di metterlo in pratica.

Per quanto apprezzabile l’intento di molte squadre di gestire il pallone e creare dal basso, questa tattica comporta anche lunghe fasi di immobilismo all’interno delle partite. E questo inficia negativamente sullo spettacolo. Il possesso palla può spesso addormentare i ritmi della partita, ma anche sbilanciare la squadra che lo attua.

In sintesi, la critica nei confronti della costruzione dal basso serve a rimarcare la necessità per il calcio italiano di rivoluzionare i propri dettami tattici. Per ritornare altamente competitive, nel nuovo decennio, le squadre italiane hanno bisogno di scoprire nuove soluzioni e sperimentare diversi approcci. E come si dice in questi casi: il futuro è già qui.