Fiorentina, Bertoni: “Italiano merita la qualificazione in Europa”

Napoli Fiorentina Italiano

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Daniel Bertoni, ex Fiorentina e Napoli, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport elogiando il lavoro di Vincenzo Italiano. Le sue parole.

Fiorentina, Bertoni elogia Italiano

Bertoni Fiorentina Italiano
(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

SULLO SCUDETTO: “Sogno che un giorno la Viola arrivi dove non sono riuscito ad arrivare io: lo scudetto deve tornare l’obiettivo”.

SU ITALIANO: “Certo. E non mi sorprende che stia andando così bene perché i risultati sono figli del progetto e di un gioco offensivo: adesso deve arrivare in Europa perché è un traguardo meritato dopo tanta, troppa attesa. Vorrei che col tempo, però, non ci si accontentasse più: Firenze merita di stare in vetta alla classifica”.

SUI DUE ARGENTINI: “Nico Gonzalez si è inserito benissimo: il nostro e il vostro calcio saranno sempre fratelli. È un creativo, si diverte con la palla, scatta rapido: gli manca solamente l’abitudine al gol. Ma la troverà perché sta migliorando, soprattutto nella tattica. Martinez Quarta ha avuto qualche inconveniente, non ha capito come gestirsi dal punto di vista caratteriale: qualche cartellino di troppo non lo ha aiutato. Così è entrato Igor e gli ha tolto il posto. Penso che lo riprenderà perché è molto molto forte. Li vedo entrambi al Mondiale con l’Albiceleste, anche se nei loro ruoli c’è molta concorrenza”.

SU ITALIANO: “Dico Italiano perché sta marchiando a fuoco la squadra con il suo stile: il suo 4-3-3 coraggioso è esaltante perché porta in area tanti giocatori. Gli piace di più attaccare che difendere e proprio questo sta raccogliendo grandi risultati. E poi guardate come carica la squadra, come si muove in panchina: ricorda Simeone per la capacità di connettersi coi giocatori. E i tifosi lo amano”.

SU VLAHOVIC: “Non si poteva gestire in altro modo: il giocatore spingeva per andare via, tantissimi erano i soldi offerti. So che i tifosi hanno contestato moltissimo inizialmente, ma bisogna sempre capire che nessun giocatore è più grande di un club: la città di Firenze lo sa bene, è successo spesso in passato. La squadra, però, sta andando avanti, anche se sostituire un attaccante come Vlahovic è molto complicato”.

SU CABRAL E PIATEK: “Cabral deve abituarsi, non ha ancora dimostrato abbastanza per essere giudicato. Piatek non ha la stessa continuità di Vlahovic che è un goleador eccezionale: non sappiamo dove potrà arrivare, anche se alla Juve pure lui ha delle difficoltà. Soprattutto contro difensori fisici che hanno capito come l’anticiparlo: ad esempio, in Coppa Italia il “nostro” Igor lo ha tenuto a bada”.

SUI PARAGONI COL PASSATO: “Non mi piace mai fare paragoni, soprattutto tra epoche diverse, e non vado certo in giro a cercare un altro Bertoni. Posso dire chi sono i miei viola preferiti, quelli per me decisivi nello sprint finale: oltre a Gonzalez, adoro Torreira che lì in mezzo è un motorino. Su di lui un paragone col passato posso farlo: mi ricorda il mio amico Eraldo Pecci. E poi, tecnicamente, Castrovilli e Saponara hanno piedi deliziosi. Il centrocampo è il reparto migliore della Fiorentina, mentre si dovrebbe sistemare la difesa: mancano troppi punti per errori dietro”.

SU NAPOLI-FIORENTINA: “No, nessuna scelta: sono i miei due amori italiani, ho il cuore diviso e non potrei tifare per nessuno. Il sogno del Napoli è sempre più reale: Spalletti ha una squadra equilibrata e può farcela. Sarebbe bellissimo vincesse questo scudetto, a prescindere dalla partita di domenica. Ma la Fiorentina, però, ha la mentalità dei grandi, ha un pizzico di follia e si diverte ad osare: andrà al San Paolo per attaccare, ma ha pure gli uomini adatti per il contropiede. Questa partita può cambiare il destino di entrambe”.

SUI RICORDI A FIRENZE: “Parto dalla città, unica al mondo: camminavi immerso nell’arte, pensavi di vivere nell’epoca dei Medici. E poi i tanti miei compagni dell’epoca, da Giovanni Galli al mio eterno capitano Giancarlo Antognoni, finoa“Picchio”De Sisti in panchina. Con le regole di oggi saremmo andati in Champions, ma il non aver vinto uno scudetto resta l’unico rimpianto di quegli anni magnifici”.