Il Chelsea mostra il suo vero volto, il “corto muso” non può bastare

(Photo by Catherine Ivill/Getty Images)

La fiaba europea della Juventus si interrompe bruscamente a Stamford Bridge, la tana dei campioni d’Europa, quelli che nella passata stagione hanno spodestato alcuni fra i più grandi imperi del calcio mondiale, prendendosi il trofeo più prestigioso attraverso le idee ed una visione di calcio purissima ed estremamente moderna. Il Chelsea mostra il suo vero volto, dimostrando tutta la sua superiorità nei confronti di una Juventus ancora in costruzione, ma limitata da un calcio troppo attendista e dipendente da individualismi, episodi favorevoli e lacune degli avversari. I blues si impongono con un netto 4-0 sulla squadra di Allegri, griffato dalle firme di Chalobah, Reece James, Hudson Odoi e Werner.

 

LA PARTITA

Il match si è sviluppato con un dominio totale della squadra di Tuchel, che ha giocato una partita ad altissimi livelli tecnico/tattici. Il manager tedesco ha preparato la gara con grande maestria, mantenendo altissima la pressione degli esterni e giocando con tre attaccanti di movimento, in modo da non dare punti di riferimento alla difesa avversaria. Ziyech abbassava spesso la sua posizione, per sfruttare le sue capacità in fase di rifinitura. Le percussioni di Chilwell e James sono risultate devastanti, e la Juventus non è mai riuscita a limitarle o contenerle in tutti i 90′ minuti.

I blues hanno mostrato una perfetta tenuta del campo, bloccando completamente il blando calcio bianconero. La Juve non trova sbocchi e spiragli per manovrare, in una serata in cui anche gli individualismi sono completamente mancati. A differenza del match d’andata, il Chelsea gioca come sa, e quando attacca lo fa con grande intensità e velocità d’esecuzione, rendendo inefficaci le opposizioni degli ospiti. Lo squillo di Morata è solo un episodio isolato, in una serata in cui i ragazzi di Allegri hanno guardato, con crudo realismo, in faccia ai loro limiti.

 

JUVE, COSA MANCA? 

Siamo di fronte ad una Juventus in fase transitoria, una squadra che sulla carta non è più quella di qualche anno fa, ma che conserva ancora residui di spessore e qualità. Il problema risiede in una filosofia calcistica non al passo con i tempi, e certamente limitante in queste grandi serate europee. Tenersi dietro per tutto il match e lasciare la palla ad avversari può risultare deleterio quando di fronte ti trovi squadre di questa portata tecnica, ed il “corto muso” spesso può non bastare. Sperare di reggere costantemente gli urti avversari e trovare l’episodio risolutore non è certo il modo per poter ambire a vincere questo trofeo, ed occorre che si cambi, a piccoli passi, mentalità.

La Juventus ha bisogno di valorizzare i suoi talenti e di mettere in campo una formazione che sia adatta alla rosa, senza snaturare la posizione di alcuni calciatori, attualmente relegati in posizioni di campo che non permettono loro di esprimersi al massimo. I bianconeri devono essere consapevoli dei propri limiti e delle proprie potenzialità, e per farlo hanno bisogno di mettere in campo tutta la loro qualità, senza sacrificarsi per il difensivismo ossessivo, che in un calcio intenso ed estremamente qualitativo come quello moderno, funziona sempre meno. Occorre cambiare il modo di pensare calcio, ed occorre farlo il prima possibile.