Incubo finito per Sakho, La Wada si scusa e lo risarcisce

OneFootball - (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

La storia di Mamadou Sakho è decisamente particolare. Il centrale difensivo, attualmente in forza al Crystal Palace, ha vissuto un periodo complesso nel 2016. Infatti, il francese, al tempo giocatore del Liverpool, era finito nel mirino della Uefa e della WADA, in merito alla presunta assunzione di sostanze illecite. In parole povere, Sakho è stato accusato e successivamente sospeso per doping. Il calciatore, malauguratamente, dovette scontare una squalifica provvisoria di 30 giorni, valevole per tutte le competizioni riconosciute a livello europeo. Provvedimento che, oltre a ledere l’immagine e l’integrità del professionista, impedì a Sakho di prendere parte alla finale di Europa League, nonché di partecipare agli Europei in Francia. Le scelta della Uefa, inevitabilmente colpì duramente Sakho, così come la posizione successivamente assunta dalla WADA.

Le accuse di doping

Nel maggio del 2016, il difensore risultò positivo all’higenamina, una sostanza sovente assunta per bruciare i grassi corporei. La Uefa dispose una sospensione precauzionale che, come anticipato, durò per 30 giorni. Il giocatore si prodigò a propria difesa e, tramite i legali, contestò la decisione della Uefa. Sakho sosteneva che, la sostanza incriminata, non risultasse nella lista di quelle proibite dall’Agenzia mondiale antidoping (WADA, ndr). La stessa Agenzia intervenne e, in un primo momento, confermò la tesi difensiva del francese. Al termine dei 30 giorni, la Uefa decise di archiviare il caso ma, al contempo, puntò il dito contro la WADA, rea di non aver fornito con chiarezza lo stato della sostanza, nonché l’appartenenza o meno ad una ban list.

Il lieto fine

La WADA, dal canto suo, rilasciò forti dichiarazioni di aperta critica verso la Uefa. Nel mezzo della controversa istituzionale, si è alzata la voce del più danneggiato dalla vicenda, ovviamente Sakho. Il difensore francese, infatti, trasferitosi poi al Crystal Palace nel 2017, citò in giudizio la WADA per diffamazione, incolpandola di aver cagionato l’addio dal Liverpool. Nell’udienza di mercoledì scorso, Sakho ha accettato le scuse della WADA, così come la contestuale proposta di risarcimento economico, il cui importo non è stato reso noto. Tramite un comunicato, l’Agenzia ha riferito: “WADA si scusa per le accuse rivolte al sig. Sakho, posto ch’egli era stato assolto dalla Uefa. WADA riconosce che Sakho non abbia violato i Regolamenti Anti-Doping Uefa, non avesse alcuna intenzione di acquisire un vantaggio e abbia agito in buona fede”. L’Agenzia ha concluso dicendo: “WADA ha concordato, con i suoi assicuratori, di versare al sig. Sakho una somma di denaro a titolo di risarcimento”.

Tutto è bene quel che finisce bene. Mamadou Sakho, finalmente, ha visto trionfare la sua difesa. Il francese, al termine dell’udienza, non ha potuto trattenere la gioia: “Mi sento felice, per me, per la mia famiglia e per tutte le persone intorno a me in quel periodo difficile. Non è facile quando sei un calciatore professionista, un atleta. Questa è la cosa peggiore di cui tu possa essere accusato, di doping. Non vedo l’ora di andare avanti con la mia carriera. Oggi è un grande giorno per la mia storia. Penso sia importante per gli atleti questo tipo di esempio, per stare sempre attenti a quello che prendono”. Il giusto lieto fine per Sakho, dopo la battaglia combattuta con Uefa e WADA.