Inter, Zenga: “Errore Radu? Gran parte della colpa è di Perisic”

Zenga Mihajlovic

(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Walter Zenga, ex portiere dell’Inter, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale ha analizzato il clamoroso errore di Ionut Radu contro il Bologna. Di seguito le sue parole.

Inter, Zenga commenta l’errore di Radu

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(Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

SULL’ERRORE RADU – “Se vogliamo analizzare le cose dal punto di vista tattico, c’è un grave errore concettuale. E credo che pure Inzaghi sia d’accordo. In quel momento il pallone andava giocato in maniera diversa: Perisic ha una rimessa lunga, sa pure lui che a cinque metri dalla bandierina, in fase difensiva, con l’avversario in pressione accoppiato bene nell’uno contro uno, quella palla deve andare alta verso la punta. Poi se si perde, siamo già messi bene per difenderci. Stop”. 

SULLE COLPE – “Che l’errore di Radu sia evidente è scontato. Ma è il concetto che è sbagliato dal principio. Troppo facile prendersela tutti con Radu. Ce la prendiamo col più debole? E poi scusate, ma cose c’entra il paragone con Sarti? Sarti fece un errore da portiere, sbagliò una presa all’ultima partita: qui ci sono altre quattro partite, se l’Inter perde lo scudetto non sarà stato certo per colpa di Radu…”. 

SUI PORTIERI TROPPO COINVOLTI – “Il Liverpool ha fatto diversi gol con Alisson che va direttamente a cercare Salah, il City lo stesso, con Ederson che cerca oltre lo spazio Mahrez o Sterling. Maignan ha un calcio di 60/70 metri con cui può azionare Leao, come nel gol contro la Samp. Quando allenavo la Samp avevo Viviano, che col mancino andava direttamente su Eder e Muriel oltre la linea dei difensori. L’idea di sfruttare la qualità del portiere con i piedi è giusta se fatta quando serve: il concetto della costruzione dal basso nel calcio moderno è validissimo perché – come dice De Zerbi – gioco indietro per far venire gli altri avanti e sfruttare gli spazi. Ci sono delle situazioni però da leggere bene, e non farlo è molto più grave dell’errore di un singolo. Spesso il portiere viene messo in condizione di essere pressato e non poter giocare con serenità: lui non è abituato come un difensore o un mediano ad essere subito sotto pressione”. 

SUI SUOI TEMPI – “Io mi sono trovato a cavallo con l’inserimento della nuova regola sul retropassaggio. La prima estate giocammo un’amichevole a Livorno, su un retropassaggio cincischiai, l’attaccante fu più rapido di me, mi portò via il pallone e fece gol. Dalla volta dopo…“pam”, piattone verso la punta e via, e ho risolto i miei problemi. Oggi l’evoluzione del calcio ci ha portato in un’altra dimensione, però un allenatore vuole sempre avere un portiere che para e un difensore che difende. Questo prima di tutto”. 

SUL PORTIERE BRAVO COI PIEDI – “Parlo da portiere: se dobbiamo per forza cercare un portiere che sappia giocare bene il pallone, allora mettiamoci Brozovic: contro il Bologna, ad esempio, Radu non ha dovuto fare una parata, neanche un’uscita…”.