La banalità dei recuperi

(Photo by Tiziana FABI / AFP) (Photo by TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

Se amiamo il calcio è perché questo proprio come fosse un arte, imitazione della vita, manca di banalità. Dove corre un pallone nulla può essere scontato. Davide può sempre trafiggere Golia. Eppure tale caratteristica, che già ci appare mitigata dalle cinque sostituzioni, non ha avuto modo di confermarsi nel recupero della prima giornata.

BOMBA NERAZZURRA

Si illudeva chi pensava, o auspicava, il Benevento potesse fermare l’Inter. Non c’è stata partita. O se partita c’è stata, questa era già terminata prima dell’intervallo. Lo scarto tra le due squadre è stato abissale, non poteva essere altrimenti.

I nerazzurri, scesi in campo con 7 uomini differenti rispetto alla prima uscita, hanno confermato i pregi e solo in parte nascosto i difetti difensivi. La completezza dell’organico di Conte spaventa, deve farlo. Le fasce sono veloci e forti, Hakimi è un giocatore definitivo. I centrocampisti tanti. L’attacco ha qualità, ed è una qualità mai sprecata, sempre ben innescata. Scoccasse la scintilla Eriksen ci ritroveremmo difronte ad una bomba.

Era una prova leggera questa a cui era atteso Conte, ma la scioltezza con la quale è stata superata ci suggerisce qualcosa in più in merito a ciò che sarà il futuro di questo undici, destinato a competere per la vittoria, nonostante la costante e inadeguata insoddisfazione del suo tecnico.

Il Benevento non ha retto il confronto, stupisce che non se lo aspettava. Colpa delle vittoria di Genova, ha dato troppa sicurezza. Il bel calcio è oramai la via scelta da tutti, ma da che mondo è mondo, il debole non porge la guancia, si copre per attaccare al momento giusto. I giallorossi hanno messo il viso avanti, per poi prendere inevitabilmente più pugni di quanto potessero darne. La fragilità difensiva è stata palese. Resta l’impressione che i sanniti possano chiedere comunque qualcosa a questo campionato, magari restarci. Ci sono nobili pronte a cadere.

STORIA SPEZIA

È stata una giornata storica per lo Spezia, nel XXI secolo è la seconda squadra all’esordio assoluto in A a trovare il successo nella prima trasferta nel massimo campionato: ci era riuscito solo il Chievo di Delneri nel 2001. I conti li ha aperti e poi chiusi Galabinov, l’attaccante bulgaro che ha tutte le intenzioni di essere ricordato.

Nel mezzo c’è stato poco, due reti annullate dal VAR, tanti errori sotto porta e di scelta. Ha da preoccuparsi seriamente l’Udinese. I friulani non perdevano entrambe le prime due partite stagionali di Serie A dal 2017/18, e sono usciti sconfitti cinque volte nelle ultime 10 partite casalinghe di Serie A (1V, 4N). La classifica recita 0 punti in 2 giornate, tre dei quali non raccolti contro una neopromossa. La locomotiva Pozzo sembra essere arrivata al capolinea.

TANTISSIMA ATALANTA

Ci si aspettava tanto dal big match dell’Olimpico, in effetti è stato così. Tanta, tantissima è stata l’Atalanta. La Lazio ha provato ad arginarla ma non c’è riuscita, aveva i propri personalissimi incubi che si materializzavano: dal 2016/17 ad oggi la Lazio solo due volte ha chiuso un primo tempo di Serie A con almeno 3 gol di svantaggio all’intervallo, Lazio-Atalanta (ottobre 2019) e Lazio-Atalanta (settembre 2020).

Quando parliamo dei nerazzurri di Bergamo sembriamo dire sempre le stesse cose, banalità, eppure è stato impressionante che i primi tre gol segnati sono stati fatti senza alcuno sforzo. La Lazio stava giocando meglio, muoveva bene la palla, relegava gli avversari all’angolo e dimostrava consapevolezza nel dominio.
Poi, però, gli avversari si sono affacciati in avanti e hanno tagliato la difesa biancoceleste come un grissino che fende il tonno in scatola. Semplice come lo slogan di un pubblicità. La brillantezza atletica della squadra di Gasperini e la scioltezza nei gesti fa sorgere una sola domanda: chi sarà l’anti-Atalanta?