La risalita di Massimiliano Allegri: una Juventus a due velocità

Allegri Juventus

(Photo by Stefano Guidi/Getty Images)

Questa prima parte di stagione per Massimiliano Allegri e la Juventus è paragonabile ad un pugile alle corde, che cade ormai sconfitto, ma da qualche parte ritrova le forze per rialzarsi. Se la Juventus stava male, il tecnico livornese era in condizioni peggiori. Allegri è stato il simbolo della cavalcata fallimentare in Champions, dell’umiliazione di Monza e della mancanza di gioco. Tutti lo davano per spacciato. Quasi tutti gli juventini aspettavano con ansia il suo esonero. Andrea Agnelli, però, l’ha sempre confermato. Dopo Haifa, dopo l’eliminazione ai gironi, dopo le delusioni in campionato. Forse non proprio per questioni tecniche, probabilmente più per questioni di bilancio. Sta di fatto che, allo stato delle cose, sembra aver avuto ragione. La Juventus ha chiuso la porta, ha conquistato sei vittorie consecutive, ha battuto Inter e Lazio e ora è terza. Dall’agonia all’euforia il passo è stato breve.

(Photo by Marco Rosi – SS Lazio/Getty Images)

Le Juventus di Allegri

L’agonia

Analizzare la pessima resa dei bianconeri fino ad un mese fa sarebbe troppo facile. I già citati fatti di Haifa e di Monza non sono stati episodici, ma rappresentativi di una situazione tecnica e mentale che costituiva la squadra. Si può dire che la Juventus in quella fase aveva addirittura più punti di quanti ne avrebbe meritati. Il pareggio di Genova con una Sampdoria più pericolosa, il pareggio di Firenze con un tiro in porta e il dominio territoriale dei viola. Anche il pari dei veleni con la Salernitana. Perchè sì, l’errore arbitrale è stato evidente, come anche la capacità della Juventus di approfittare del calo di tensione dei campani a due minuti dalla fine. Quella partita, però, è stata l’esempio della nuova mentalità bianconera espressa dalle parole di Allegri. Fare attenzione più al campionato, dove faceva male, che alla partita con il Benfica, dove fece peggio subendo meno gol di quanto avrebbe meritato. La Juventus ha avuto importanti assenze, ma lo spaesamento di Vlahovic e Di Maria sono stati rappresentativi di una totale mancanza di idee da parte dell’allenatore.

(Photo by JACK GUEZ/AFP via Getty Images)

La svolta

Il 15 ottobre, però, le cose sono iniziate a cambiare. Perchè una grande squadra con una rosa importante, nonostante gli infortuni, può vincere di carattere dimostrando la sua superiorità. Così è stato nel derby vinto di misura, ma con un approccio totalmente differente. Così nella larga vittoria contro l’Empoli ritrovando il piacere di creare e di segnare tanto. La mentalità c’è stata contro il PSG. Una formazione molto rimaneggiata e con tanti giovani che vuole dimostrare di essere ancora la Juventus. I parigini erano probabilmente troppo convinti di vincere il girone e forse non si sono impegnati troppo, ma la prestazione è servita a tanto. Non si possono dimenticare, però, Lecce e i primi 52 minuti contro l’Inter. Al Via del Mare la Juventus ha portato a casa i tre punti, la fiducia in Fagioli e la gioia per la terza vittoria consecutiva. Il resto era stato un segnale preoccupante e solo il palo colpito dai salentini nel finale ha evitato analisi peggiori. Il primo tempo con l’Inter è stato da squadra concentrata, ma priva di idee oltre a quella di difendere il risultato. Obiettivo ottenuto, però, grazie agli errori offensivi dei nerazzurri che spazi ne avevano trovati più volte.

 

L’euforia

Il secondo tempo contro l’Inter ha certificato che i segnali positivi delle settimane precedenti avevano creato qualcosa soprattutto nella fiducia di alcuni giocatori come Rabiot. Una Juventus viva, tenace, pronta a mordere quando l’opportunità si presenta e capace di produrre situazioni pericolose senza lasciare spazio a gol avversari. Una nuova mentalità. L’espressione massima si è vista contro la Lazio. Un primo tempo senza pericoli, una seconda frazione dominata. Non si può nascondere il rischio enorme di Verona con una pericolosità praticamente inesistente e con una vittoria ottenuta con un gol fortunoso per come è avvenuto. Però, la Juventus di Allegri è indubbiamente un’altra squadra. Per mentalità, per risultati, per la fame di vincere e per la voglia di mettersi a disposizione l’uno dell’altro. Torneranno al top anche i reduci dagli infortuni e lì ad Allegri si chiederà la vera idea di gioco. Intanto il tecnico livornese si è portato a casa il riconoscimento di Coach of the month per novembre. Ora quasi due mesi di pausa, poi si vedrà. Il Napoli è lontano, la lotta per la Champions è durissima e l’euforia può fare male. La Juventus, però, c’è. E dopo mesi durissimi, questa è già una notizia.