L’Atalanta, tra Papu, Gasp e…Trapattoni

(Photo by CRISTINA QUICLER / AFP) (Photo by CRISTINA QUICLER/AFP via Getty Images)

Alla fine è successo. Le strade di Alejandro ‘El Papu’ Gomez e dell’Atalanta si sono divise. Dopo sei stagioni e mezza, 252 presenze, 59 gol e quattro qualificazioni consecutive alle coppe europee, l’argentino si è accasato al Siviglia, dove giocherà insieme a tre vecchie conoscenze del nostro calcio come Lucas Ocampos, Suso e Franco Vazquez.

Ha vinto Gasperini”, potrebbe asserire qualcuno alla luce dei recenti dissidi tra il tecnico e l’ex capitano. Vero, se si guarda a questa vicenda con gli stessi occhi con i quali nell’antica Roma si assisteva a una lotta tra gladiatori. In realtà è stato uno dei tanti casi in cui a vincere, più che i “contendenti”, è stata la società.

L’intervento del presidente Percassi e dei suoi collaboratori ha infatti scritto la parola “fine” alla vicenda evitando una pericolosa spaccatura tra due elementi così carismatici che avrebbe avuto una sola conseguenza: la spaccatura dell’ambiente, con tutti gli effetti del caso sul piano delle prestazioni in campo. Il tutto, naturalmente, ferme restando le ragioni tanto di Gasperini quanto di Gomez.

La vicenda e la rapidità con la quale è giunto il suo epilogo sono l’ennesima prova di come l’Atalanta, al di là di quella fucina di talenti che è il suo vivaio e degli schemi di Gasperini, abbia un punto di forza straordinario rappresentato dall’organizzazione della sua società. Una società capace di intervenire e di prendere una decisione netta, che ovviamente si può condividere o meno.

Non stupisce, quindi, la crescita degli orobici in questi ultimi anni anche sul piano sportivo. Giovanni Trapattoni, che qualcosa nel mondo del calcio ha combinato, diceva che le grandi società fanno le grandi squadre. Che avesse ragione? Domanda retorica, almeno per chi scrive.