L’Inter dimentica Conte e ridimensionamento e vola agli ottavi

L’Inter è agli ottavi di finale di UEFA Champions League. Un obiettivo atteso da tanto, troppo tempo dall’ambiente e dai tifosi. Per blasone e storia dei nerazzurri, entrare tra le migliori 16 d’Europa avrebbe dovuto essere sempre la quasi normalità, ma gli ultimi anni hanno di caduta e risalita al club hanno rinviato spesso l’appuntamento. Fino a ieri sera.

L’Inter quindi centra uno degli obiettivi stagionali che si era prefissata. Quello di passare la fase a gironi di Champions League. Lo fa con una prestazione concreta e solida, con un 2-0 netto (firmato Edin Dzeko) contro “l’incubo” Shakhtar Donetsk, che nelle più recenti annate era stato colpevole di delusioni per la squadra nerazzurra.

La squadra di Inzaghi torna alla fase ad eliminazione diretta precisamente 10 anni dopo dall’ultima volta (era la stagione 2011/2012 con in panchina Claudio Ranieri) e tante cose sono cambiate in un decennio. I nerazzurri hanno toccato punti molto bassi, non arrivando a non partecipare alla massima competizione europea per 6 anni di fila. Ma piano piano, i nerazzurri sono tornati dove il prestigio del club meritava. Stagione 2018/2019 il ritorno in Champions, un passo importante ma sempre amaro per come poi andava a finire.

Sì perché dal ritorno in Champions, l’Inter ha fallito per tre volte consecutive gli ottavi di finale. Edizione 2018/2019 Inter di Spalletti che capita in un girone di ferro con Barcellona, Tottenham e PSV Eindhoven. I nerazzurri arrivano comunque all’ultima giornata con il destino nelle proprie mani. Bisogna battere gli olandesi a San Siro, esce un pari. Quell’Inter forse non era ancora pronta, soprattutto mentalmente a passare dopo anni di assenza europea.

Stesso triste epilogo nella stagione successiva. é la 2019/2020 è l’Inter di Antonio Conte e Romelu Lukaku. Un girone complicato con ancora il Barcellona, il Borussia Dortmund e lo Slavia Praga. Come 365 giorni prima, i nerazzurri arrivano all’ultima in casa potendosi qualificare. Bisogna vincere contro un Barcellona già qualificato e venuto a Milano con le riserve. Niente da fare, KO per 2-1 e altro fallimento. Squadra migliore dell’anno prima, ma stesso problema mentale.

Ma sicuramente quello che ha fatto più male e più deludere i tifosi è stato il flop della scorsa stagione. Seconda Inter di Conte, finalista di Europa League e un girone che Real Madrid a parte, presentava le insidiose ma non certo insuperabili Shakhtar Donetsk (rullato l’estate prima 5-0 nella semifinale di EL) e i tedeschi del Borussia Monchengladbach. Il gruppo è gestito malissimo.

La prima vittoria arriva solo alla 5° giornata in Germania contro il Gladbach, ma nuovamente per la terza volta l’Inter spreca il match point in casa all’ultimo turno, sbattendo 0-0 (come a Kiev nello stesso girone) contro lo Shakhtar Donetsk e finendo addirittura ultima nel girone.

Per questo gli ottavi di finale presi ieri sera hanno probabilmente un significato più profondo. Certamente arrivare ai sorteggi da Campione d’Italia ha aiutato, soprattutto nel pescare dalla quarta fascia l’esordiente Sheriff Tiraspol per poi replicare il gruppo dell’anno scorso, con ancora Real Madrid e ancora lo Shakhtar Donetsk.

I fatti iniziali sembravano presagire altre sciagure per il popolo interista in Europa. KO all’ultimo minuto contro il Real Madrid a San Siro al termine di una prestazione ottima, ancora lo spauracchio Shakhtar a Kiev e terzo 0-0 consecutivo contro gli ucraini. Ma la mentalità nerazzurra è diversa dalle annate precedenti, l’obiettivo quest’anno era troppo importante da raggiungere.

Quindi due vittorie nette contro lo Sheriff andata e ritorno e 6 punti obbligatori incanalati. Si arriva quindi a ieri sera e probabilmente il destino ha fatto bene a mettere ancora di fronte gli ucraini all’Inter. Ma stavolta niente 0-0,- 2-0 al termine di un match dominato e diradato l’incubo Donetsk come quasi a chiudere un cerchio e ad aprirne un altro, quello del ritorno tra le grandi d’Europa.

Molti meriti vanno dati a Simone Inzaghi, che ha riportato l‘Inter dove meritava dopo tanto. Ereditato in estate una squadra privata di due dei giocatori più forti e fautori dello Scudetto (Hakimi e Lukaku), Inzaghi è riuscito dove Conte aveva falito due volte vale a dire passare il girone.

Lo ha fatto attraverso un gioco europeo e offensivo e non ossessivamente meccanizzato e legato a dettami ossessivi. Una proposta di gioco di idee veloce e non macchinosa e soprattutto senza pretendere 12 milioni d’ingaggio, evidentemente non sufficienti all’ex tecnico per superare lo Shakhtar Donetsk con anche a disposizione i ceduti in estate.

Infine un elogio ad Edin Dzeko, che ha timbrato con una doppietta il passaggio di turno dell’Inter (divenuto ufficiale in serata con la vittoria del Real sullo Sheriff). Un 9 decisivo in Europa come a Milano nerazzurra non si vedeva da un bel po’.

Arrivato al posto di Lukaku come toppa a un vuoto enorme, Edin non ha fatto autorete nè respinto con la testa un gol dei compagni. Ha segnato due volte nella porta giusta con due colpi della casa. Destro di classe da fuori e stacco di testa fisico che hanno regalato il biglietto per le top 16 d’Europa all’Inter.