Milan, Pioli: “Vi spiego cosa manca a Leao per diventare un campione”

Stefano Pioli, tecnico del Milan, è stato ospite di Sky Calcio Club. Le sue dichiarazioni complete.

Milan, le dichiarazioni di Pioli a Sky

Milan Pioli
(Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Su Giroud: “Credo che Oli sia un un momento psicofisico ottimale. Aveva grande entusiasmo per il Mondiale e si sta dimostrando un grande giocatore. Sono contento per lui e per Theo, spero continuino così. Mi è bastato fare un videochiamata con lui per capire il suo spessore e le sue capacità. Ha sempre inciso molto, non solo con i gol. Mette grande generosità quotidianamente. È un ragazzo molto determinato: raccoglie tutte le caratteristiche importanti per essere un leader. Meglio che esca subito? Credo sia molto più facile allenare giocatori soddisfatti che rimotivarli. Kjaer? Non è tornato felice, la Danimarca affrontava per la prima volta il Mondiale con delle aspettative superiori”.

Pioli esalta Leao

Milan Leao Rinnovo
(Photo by Jurij Kodrun/Getty Images)

Su Leao: Ho dato una regola ai giocatori. Voglio lasciarli tranquilli ma devono chiamarmi dopo ogni partita. Gioca poco? Queste sono situazioni difficili da giudicare da lontano. Se vedi Leao in allenamento ha un potenziale incredibile. Ha una capacità tecnica abbinata alla velocità che pochi hanno. Ha dovuto affrontare nuovi metodi di lavoro ed una realtà diversa. C’è voluto un po’ di tempo. Credo che debba fare ancora un salto per diventare un campione. Rientra di più? Dipende dalla strategia della partita, uno contro uno diventa difficile da prendere. Ma ci sono volte in cui si accentra e altre in cui si abbassa troppo. I giocatori così offensivi devono stare più vicini all’area. Lui può giocare dappertutto. Credo che possa diventare ancora più decisivo nell’area avversaria. È un ragazzo molto intelligente, molto disponibile. Stiamo comunque parlando di giocatori che hanno talento, devono avere la libertà negli ultimi 30 metri. Voglio che chiuda di più sul secondo palo, glielo dico sempre. Dovrebbe impattare di più”.

Sul Mondiale: “È più un Mondiale di individualità: quest’anno hanno preparato i Mondiali in una settimana. È difficile per un allenatore dare un’identità, anche se Luis Enrique credo che giochi il miglior calcio. Non ci sono state grandi sorprese a livello tecnico-tattico. Hanno guardato più alla concretezza ed alle individualità visto che ogni partita ha un peso specifico importante. Noi abbiamo giocato l’ultima partita molto importante contro la Fiorentina: non ho visto i miei giocatori che pensassero al Mondiale. Buttarsi subito in una competizione del genere in una settimana non è stato semplice”.

Come torneranno i giocatori: “Per noi che abbiamo avuto la possibilità di rifiatare è stato un bene. I giocatori che torneranno sono un punto interrogativo, a differenza di quelli che non hanno partecipato visto che hanno riposato, anche se hanno avuto sei sedute individuali”. 

Su Astori: “La sua scomparsa ha toccato nel profondo. Purtroppo, dico purtroppo, è stata una situazione che mi ha fatto crescere. Dopo la sua perdita ho scoperto situazioni nuove che mi hanno aperto di più la mente. Ora sto più vicino ai giocatori e li proteggo di più. Non è stata una situazione semplice da gestire. Ho avuto esperienze negative nella mia carriera, ma sono quelle che mi sono servite di più per migliorare”.

Sugli esoneri: “L’esonero è una mazzata perché ti impedisce di chiudere il tuo lavoro. Lo ritieni ingiusto, però poi passato il dolore ti permette di capire perché è arrivato. Dopo ogni situazione negativa, sono ripartito con maggiore consapevolezza“.

Sul lockdown e Ragnick: “Ho avuto tutto il sostegno da parte dell’area tecnica. Ma anche da Gazidis, che si è sempre comportato in modo corretto: a Milanello ci disse che tutti eravamo sotto esame. Durante il lockdown abbiamo dato dieci giorni di riposo ai giocatori e poi siamo tornati ad allenarci su Zoom. A Milanello qualcosa era cambiato, non so che cosa. Siamo ripartiti e poi abbiamo fatto bene“.

Sul percorso e su Maldini: “Se abbiamo fatto questo percorso è perché tutte le componenti hanno dato il proprio contributo. Dal primo giorno che sono entrato a Milanello mi sono sentito bene ed il confronto con Maldini e Massara mi ha dato più forza nel mio lavoro. È una cosa che all’allenatore dà più forza, più fiducia. Maldini non è lì solo per gli allenamenti è lì per rapportarsi con tutti, è una figura centrale. Parliamo di una persona di un livello di conoscenza, di dna incredibile“.

Su Ibrahimovic: “Senza togliere nulla a qualcuno, Zlatan è stato un elemento determinante nella crescita della squadra. Arrivare in un gruppo così giovane, e per la prima volta in una squadra non vincente e con giocatori non simili a lui, ha capito una realtà diversa. Tutti hanno saputo accettare pregi e difetti. La sua mentalità e la sua determinazione ha alzato il livello della squadra. Se c’era Zlatan in allenamento, c’era un certo livello. Ma anche Kjaer, Giroud, Maignan. Abbiamo quattro-cinque giocatori leader che fanno da traino“.