Mourinho, Klopp e Zidane, se non è crisi ci assomiglia

Klopp e Zidane, insieme a Mourinho, vincenti in crisi?

(Copyright: Phil Noble)

Cos’hanno in comune Mourinho, Klopp e Zidane? Nulla. Se non l’essere dei vincenti. In modi estremamente diversi. Almeno, così dicono le loro carriere, diversissime. Quella del portoghese è iniziata prestissimo e dal basso. Una scalata che l’ha portato prima sul tetto d’Europa con il Porto, poi a concedere il bis con l’Inter del triplete. Con un calcio pragmatico e intelligente, ma raramente spettacolare. L’esatto opposto di quello del collega Klopp, che invece del recupero palla altissimo e della velocità ha fatto il suo marchio di fabbrica. Apprezzato tanto in Germania, specie ai tempi del Borussia Dortmund, quanto in Inghilterra, dove ha riportato il titolo a Liverpool dopo un’attesa infinita.

Zidane, invece, è l’uomo del Real Madrid. Con i blancos ha chiuso la carriera da giocatore, e iniziato quella da allenatore, nelle giovanili. Ritrovandosi, un po’ come Guardiola al Barcellona, alla guida della prima squadra quasi da un momento all’altro. Senza, però tutto quel portato tattico rivoluzionario del catalano. La forza del francese sta nella capacità di tenere in pugno uno spogliatoio, ed una squadra, sin troppo ricco di talento ed individualità.

In tre, Mourinho, Klopp e Zidane hanno vinto qualcosa come sei Champions League: due il primo, una il secondo e tre, in fila, il terzo. Oggi, però, vivono un periodo delicato, per non scomodare anzitempo la parola “crisi”. Il Tottenham del fu Special One è lontanissimo da dove sperava di essere a inizio stagione. Viene da un filotto di tre sconfitte consecutive che Mourinho non aveva mai visto prima. E, soprattutto, a poco più di metà stagione è fuori da qualsiasi discorso per il titolo, e anche il quarto posto, che vuol dire Champions League, ad oggi appare una chimera.

Anche perché, al quarto posto c’è il Liverpool di Klopp, che dopo il titolo riportato ad Anfield, si ritrova alla testa di un gruppo, più o meno legittimamente, con la pancia piena. La vetta è lontana 7 punti, ma il City di Guardiola, tornato ad essere una macchina pressoché perfetta, ha una partita in meno, e lo scontro diretto alle porte. Che, verosimilmente, rischiano di scavare una distanza già incolmabile, a febbraio. Infine, Zidane, secondo in Liga a pari punti con il Barcellona, ma il mal comune non è mezzo gaudio. L’Atletico Madrid è imprendibile, e a meno di cataclismi quello spagnolo rischia di rivelarsi il campionato più noioso tra le grandi leghe europee.

Per tutti e tre, Mourinho, Klopp e Zidane, il riscatto potrebbe passare per l’Europa, dove la mente è più sgombra e i valori dei singoli, spesso, hanno la meglio. Non sarà semplice, perché il Liverpool se la vedrà con il Lipisa, il Real Madrid con un’Atalanta che a tratti sembra l’Olanda degli anni Settanta, e il Tottenham il Wolsberg, mina vagante austriaca dell’Europa League. Intanto, ci sono segnali da dare al campionato, per provare almeno a rendere difficile la vita al City e all’Atletico Madrid. E a dare un calcio alla crisi, ammesso che di crisi si tratti.