Napoli e Milan, dalla crisi alla partenza in vetta

In linea d’aria, ci sono circa 660 chilometri a dividere Milano e Napoli. Due città distanti, con visioni diverse ma, neanche a dirlo, la medesima grandezza storica e culturale. Simboli dell’Italia e, soprattutto, simboli dell’Italia nel mondo. Da Napoli e da Milano, in questo caso sponda rossonera, è passata gran parte di questa partenza di Serie A, con destini lontani ma, mai così incrociati. Sarà per il doppio passaggio di allenatori come Gattuso e Ancelotti. In ogni caso, sia per i partenopei che per il Diavolo, queste prime due vittorie hanno il profumo di un piccolo riscatto, dopo le difficoltà della scorsa stagione. Due crisi profonde, con relativi strascichi e incertezze, prima della consapevolezza, della nuova linfa. Dagli esoneri di Ancelotti e Giampaolo, alle nuove certezze con Gattuso e Pioli. Dall’ammutinamento alla conquista della Coppa Italia, dai terremoti societari alla stabilità sinergetica. Dalla crisi alla vetta della classifica, Napoli e Milan provano a rilanciarsi.

Napoli

Il percorso recente degli azzurri, ha subito fasi di difficoltà non indifferenti. Se riavvolgiamo il nastro di un anno e, torniamo alle fasi iniziali della scorsa stagione, troviamo un Napoli “scenografico” che segna 13 gol in 4 partite. Nelle prime quattro giornate, gli uomini allora allenati da Ancelotti, trovarono tre vittorie e una sconfitta. La sconfitta, venne rimediata in casa della Juventus alla seconda di campionato. Dopo essere stati sotto 3-0, i partenopei rimontarono andando sul 3-3 ma, malauguratamente, uno sciagurato autogol di Koulibaly nel finale, costrinse il Napoli ad una bruciante sconfitta.

Dopo la caduta con i bianconeri, arrivarono due successi contro Sampdoria e Lecce, rispettivamente per 2-0 e 4-1. Nel mezzo, la straordinaria prova di Champions League, culminata con un 2-0 ai danni dei campioni in carica del Liverpool. Sembrava il preludio ad una stagione di grandi ambizioni ma, i problemi stavano per arrivare. In campionato arriva un brusco stop in casa contro il Cagliari. Gli azzurri dominano ma, alla fine, segnano i sardi e il Napoli perde per 1-0. La squadra di De Laurentiis, ritrova il successo contro il Brescia ma poi inciampa nuovamente. Nelle successive 9 partite arriva una sola vittoria, contro il Verona. Nelle restanti partite, tra cui anche la sfida con il Milan, il Napoli raccoglie 6 pareggi e due sconfitte, allontanandosi dalla vetta. Le sconfitte arrivano contro Roma e Bologna. In Europa, Gli azzurri conquistano 4 punti nelle due sfide col Salisburgo e, ad Anfield, tegono nuovamente testa al Liverpool, pareggiando per 1-1.

Nel post-gara di Napoli-Salisburgo, in casa Napoli scoppa il caso. Il presidente De Laurentiis ordina il ritiro forzato ma la squadra si ribella e, incredibilmente, rifiuta il ritiro dando il via ad un vero e proprio ammutinamento. Ancelotti, di fatto, ha perso il controllo della squadra. Lo evincono i risultati in campionato, così come la “rivolta” appena esplosa. L’ambiente è tesissimo e, come spesso accade, a farne le spese è proprio il tecnico tre volte campione d’Europa. Il 10 dicembre 2019, tramite un comunicato, il Napoli annuncia la separazione da Carlo Ancelotti, al suo posto arriva Gattuso. L’inizio del nuovo ex Milan è horror: gli azzurri perdono 4 volte in 5 partite.

L’ambiente è a pezzi, così come le ambizioni. Poi la svolta, la sliding door. Il Napoli ritrova la Juventus e, questa volta, arriva una splendida vittoria contro l’ex Maurizio Sarri. Gli azzurri ritrovano la grinta e la tanto decantata “cazzimma“. In Champions League, nonostante l’eliminazione con il Barcellona, il Napoli esce a testa alta. Poi la magica serata del 17 giugno, dopo il dramma Covid e la ripresa dei campionati. Quella sera arriva il primo trofeo di Gattuso-allenatore. Arriva la Coppa Italia, contro la Juventus. Quella sera il Napoli torna ad essere vincente e, finalmente, riapre una nuova prospettiva per tornare ad essere la big ammirata negli ultimi anni.

Milan

Il Milan. L’immagine della grandezza relegata ad una dimensione decisamente più modesta. I tormenti del Milan, inevtiabilmente, hanno contraddistinto i risultati non all’altezza dell’ultimo decennio. La scorsa stagione non ha fatto eccezione. Prima arriva l’esclusione dall’Europa League, propiziata dalla Uefa dopo il mancato rispetto delle regola del break-even point, prevista dalla normativa del FPF. Poi arriva Marco Giampaolo, indicato dai più come un maestro di tattica. A differenza del Napoli, il Milan non punta alla vetta: i rossoneri devono tornare tra le prime quattro, vale a dire, tornare a giocare la Champions League.

L’inizio è shock: il Milan perde subito la prima in campionato contro l’Udinese(0-1, ndr). Il bomber polacco Piatek si è inceppato clamorosamente. Dopo appena sette giornate, il Milan esonera Marco Giampaolo, a favore di uno Stefano Pioli accolto tra lo scetticismo e la rabbia di un popolo che non sopporta più la nuova veste mediocre del Milan. Pioli non parte benissimo: pareggia subito in casa contro il Lecce(2-2, ndr). Dopodiché, complice un calendario ostico, i rossoneri cadono ancora contro Roma, Lazio e Juventus. Alla 13° di campionato, il Milan dista già 11 punti dal quarto posto. Prima di Natale arriva la clamorosa sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta e, nel mese di febbraio, il club subisce un nuovo scossone con l’addio del Chief Football Officer Zvonimir Boban. Nel mezzo torna Zlatan Ibrahimovic. Piatek, dopo un anno da eroe, parte per Berlino nel silenzio generale.

La squadra cresce e inverte la tendenza ma, clamorosamente, incappa ancora in prove mediocri come la sconfitta in casa con il Genoa. Le voci dicono che Pioli lascerà sicuramente a fine campionato, a favore del manager Red Bull Ralf Rangnick.

Dopo il lockdown, però, qualcosa scatta. I rossoneri segnano 35 gol in 12 partite, facendo meglio di chiunque nei top-5 campionati europei. Vengono fuori le qualità di giocatori come Rebic e Calhanoglu. Il gioco si mostra fluido, organizzato, incisivo. Pioli trova un 4-2-3-1 che sembra calzare perfettamente con le caratteristiche della rosa del Diavolo. Il Milan ottiene 30 punti in 12 partite. 10 punti su 12, li conquista contro quattro delle prime cinque squadre in classifica. Il club mostra finalmente coesione, confermando Pioli e mantenendo lo stesso establishment dirigenziale. Il mercato porta giovani prospetti di valore come Tonali e Brahim Diaz. Il Milan prova a muovere i primi passi per tornare grande.

Due storie diverse ma parallele per Milan e Napoli che, con grande merito, si trovano lì: in vetta, dopo le prime due di campionato. 8 gol e 0 subiti per i partenopei, 4 gol e 0 subiti per i rossoneri. Siamo solo all’inizio, il campionato è ancora tutto da scrivere ma, i due club vogliono nuovamente ritagliarsi ruoli da protagonisti. Difficile immaginare che saranno coinvolte nella lotta scudetto che, senza dubbio, vede favorite Juventus e Inter. Tuttavia, è anche difficile immaginare che, sia Napoli che Milan, siano ancora le stesse della scorsa stagione. I rossoneri scoprono un nuovo leader in Calhanoglu. Gli azzurri, sia contro il Parma, che nel roboante 6-0 al Genoa, scoprono il talento di Osimhen e dell’ormai ex oggetto misterioso: Hirving Lozano.